Proibito

22.4.13





Titolo: Proibito
Autore: Tabitha Suzuma
Editore: Mondadori
Anno: 2011
Pagine: 353
Prezzo: 16,00




Trama:
Fuori, nel mondo, Lochan non si è mai sentito a suo agio. Gli altri sono tutti estranei, alieni… Solo a casa riesce ad essere se stesso. Maya ha sedici anni, è una ragazza sensibile, delicata e molto più matura di quello che la sua età richiederebbe. Lochan e Maya sono fratelli, e hanno altri tre fratellini da accudire: Kit, Tiffin e Willa sono la loro ragione di vita e la loro preoccupazione più grande, da quando il padre li ha abbandonati per una nuova famiglia e la madre ha iniziato a bere, si è trovata un altro uomo e a casa non c’è mai. I giorni passano e solo una cosa ha senso: essere vicini, insieme, legati, forti contro tutto e tutti. Per Maya, Lochan è il migliore amico. Per Lochan, Maya è l’unica confidente. Finché la complicità li trascina in un vortice di sentimenti, verso l’irreparabile. Qualcosa di terribile e meraviglioso allo stesso tempo, inaspettato ma in qualche modo anche così naturale. Qualcosa che, ancor prima di iniziare, è già condannato. 


Recensione:

"Come può una cosa tanto sbagliata renderti così felice?"

Due diverse voci narranti che si alternano in questo romanzo, Lochan e Maya. Due fratelli, lui poco più grande di lei, giovani ma con troppe responsabilità a gravare sulle loro spalle di adolescenti.
Lui estremamente timido e riservato. Un carattere chiuso e fortemente emotivo che mi sarei aspettata di trovare più nel personaggio femminile, che invece è più libero e socievole.
Personalmente, mi ritrovo più nel protagonista maschile, anche se il mio livello di timidezza non raggiunge (fortunatamente) l'estremo Lochan, che a scuola si sente stringere in una morsa, infiammare il viso sotto lo sguardo dei compagni e che non riesce a spiccicare parola, perchè le parole una volta salite alla mente, sfumano dileguandosi nel silenzio.
Lochan e Maya hanno tre fratellini più piccoli di cui occuparsi, Willa di cinque anni, bambina affettuosa e fantasiosa, Tiffin, fonte inesauribile di energia e infine Kit tredicenne in fase ribelle.
Hanno un padre che dopo essersi trasferito ed essersi rifatto una nuova famiglia, li ha gradualmente abbandonati passando da telefonate e regali, fino al nulla. La madre invece, non è mai a casa, quando c'è è ubriaca e collassata sul divano, non ascolta i figli ed è così disinteressata da non preoccuparsi nemmeno quando questi si fanno male. Frequenta un altro uomo e si aggrappa a vestiti e trucco per non ammettere che la sua giovinezza l'ha ormai abbandonata. Spende gran parte dei soldi ricavati dal suo lavoro in un ristorante proprio per i vestiti o per regali che facciano colpo sull'uomo che frequenta.
In pratica, le figure genitoriali dei cinque ragazzi sono assenti e danno esempi negativissimi ai figli.
Lochan e Maya si occupano costantemente dei fratellini: vanno a prenderli a scuola, si assicurano che facciano i compiti, puliscono casa, cucinano, pagano le bollette e oltretutto son sommersi dai propri doveri di studenti. Insomma, non hanno un attimo di pace.
Se Lochan affonda davanti agli altri, se annaspa a causa del suo carattere insicuro e fragile, Maya è invece più solare e allegra e dà un tono di freschezza al libro nelle parti narrative in cui racconta lei.
I due sono fortemente legati, intrecciati da tutte le responsabilità e i problemi che si portano dietro, che finiscono inevitabilmente a confidarsi e sfogarsi l'uno con l'altra, fino a che il loro rapporto fraterno si assottiglia e si trasforma in qualcosa di più.
Sanno che è pericoloso, consapevoli di quanto ciò che provano sia sbagliato, seppure ai loro occhi appare come puro. Sanno che i fratellini più piccoli hanno estremamente bisogno del loro sostegno perchè non hanno nessun altro a cui aggrapparsi se non a Lochan e Maya.

I due giovani iniziano piano piano a vivere il loro nuovo rapporto, sentendosi costantemente in una sorta di prigione dove non possono più fingere di essere semplicemente fratelli. E' più forte di loro, una passione travolgente unita al loro legame indissolubile dove conoscono appieno l'uno le debolezze e le fragilità dell'altro, una passione che non riescono a reprimere e non sentono nemmeno che sia giusto farlo.
Soprattutto Lochan, così chiuso e contrario ad aprirsi al resto del mondo, trova inconcepibile poter pensare di vivere senza Maya e il suo affetto. Lei è l'unica con cui riesce ad essere completamente sè stesso, con lei non si vergogna di ciò che è.
Ha bisogno di lei e ha bisogno del suo amore.
Hanno bisogno di non essere separati, hanno bisogno di stare insieme.

L'autrice, affronta il tema difficilissimo dell'incesto in modo dolce e delicato, bravissima nel narrare anche i dettagli senza mai sconfinare nel volgare.
I personaggi sono ben delineati, soprattutto il personaggio di Willa mi ha colpito particolarmente, è una bambina tenera e piena di fantasia che sente di avere un forte bisogno di protezione da parte di Lochan e Maya, eppure è abbastanza forte da aver accettato che non può contare sulla madre.
Il finale mi ha parecchio spiazzata, seppure si riesce benissimo a intuire la drammaticità della storia. Il romanzo è autoconclusivo ed è il primo di Tabitha Suzuma pubblicato in Italia.
Il cuore spinato in copertina, per quanto molto semplice, esprime chiaramente gli stati d'animo dei due giovani e la loro voglia di lottare contro tutti pur di  mantenere ciò che hanno.


Valutazione:




Canzone consigliata:



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5 commenti

  1. l'ho letto anche io... è un libro molto molto intenso, e il rapporto tra Maya e Lochan lo trovo difficile da giudicare...
    bella scelta per la canzone!!

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    1. Si hanno un rapporto così particolare e inusuale che è difficile esprimersi al riguardo. Comunque mi è piaciuto molto come libro e anche la canzone mi piace tanto! :)

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  2. Alla base della trama c'è un fatto vero verificatosi in Germania molti anni addietro; dimenticato, ma non dall'autrice. Io lo ricordo perché ebbe una grande risonanza in Germania, che si divise sulla opportunità o meno di fare abortire la ragazzina rimasta incinta del fratello. Come andò a finire non si sa; i giornali non ne parlarono più.

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  3. Intendevo dire: risonanza sulla stampa giornalistica. Non ricordo l'epoca; forse dopo gli anni '80; ma si trattò di un fatto sconvolgente. L'autrice del libro lo ripropone esattamente nel suo contesto, ma molto "castigato" e reinterpretato in chiave sentimentale; altrimenti chi glielo avrebbe pubblicato?

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  4. Io e mia cugina, di primo grado, da bambini facevamo sesso, ma vero, non per gioco. Poi lei si, sposò, giovanissima, e venne ad abitare vicino a me. Con gli anni riprendemmo quel "discorso" e successero "casini" apocalittici: gravidanza, aborto, gravidanza, una figlia che, seppi poi, era mia. Entrato in questa dimensione di un "quasi" incesto, e molto attento all'argomento, seppi dei guai che combinano fratello e sorella se genitori, mogli e mariti non stanno "con il fucile spianato". Quindi il libro della Suzuma lo trovo molto poco credibile dal punto di vista pratico. Quando c'è di mezzo il sesso la poesia sparisce d'incanto. Io e mia cugina da piccoli ci volevamo bene come "fratello e sorella"!

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