Recensioni telefilm

Normal People | Sense8 (stagione 1) | Vikings (6a) | Death Note

22.9.20

 Normal people

Tratto dal romanzo di Sally Rooney, "Persone Normali", è una serie di cui si parlato tantissimo nell'ultimo periodo, tanto che la curiosità ha avuto la meglio su di me. La serie, composta da 12 episodi, è fatta talmente bene e in modo così veritiero e realistico, da incollare lo spettatore allo schermo nonostante di base, la storia racconti in sè poco nulla. O meglio, non è nulla di eclatante, non ci sono particolari sorprese o colpi di scena, è una vicenda basilare eppure riesce ad incantare dall'inizio alla fine rendendo il prodotto unico e di qualità.

Da tempo non seguivo una serie tv che fosse in grado di prendermi così tanto dal punto di vista emotivo, Normal People è riuscito nell'impresa di tenere il mo cuore stretto in una morsa una puntata sì, e l'altra pure. Viene facile "tifare" per i due protagonisti, gli interpreti di Marianne e Connor hanno una chimica tutta loro e riesce a rendere i loro personaggi estremamente naturali. Lo spettatore si ritrova così a soffrire con loro, a rimpiangere le scelte sbagliate, i cambi di direzione o gli errori che i due giovani commettono episodio dopo episodio.

Un plauso, quindi, ad entrambi gli attori, Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal, giovanissimi, che si sono ritrovati da subito a far parte di un progetto davvero eccellente. Marianne, ha un percorso molto particolare, è una ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno, al contrario di ciò a cui siamo abituati, lei non si trasforma in qualcosa che non è (almeno inizialmente), non si nasconde, anzi ammette i "difetti" che gli altri le attribuiscono e su di essi  fa la sua forza, a dispetto di tutto e tutti. Hanno entrambi un percorso interiore lento e complicato, anche grazie al personaggio maschile di Connor ci ritroveremo ad approfondire tematiche estremamente importanti come ad esempio quello della salute mentale. I due hanno molte differenze, economiche e anche in ambito sociale, eppure si ritrovano con lo stesso senso di inadeguatezza, con le altre persone e a volte verso loro stessi.

Valutazione:

♥♥♥♥/e mezzo

Vikings 6a

La storia dei vichinghi sta quasi per giungere al capolinea, in questa prima parte di sesta stagione, composta da 10 puntate, le atmosfere sono forse più calme e smorte rispetto alla precedente. 

La storia riprende dopo la battaglia tra i figli di Ragnar, che aveva visto Bjorn come il vincitore. Ivar "Senz'ossa" che negli ultimi episodi aveva fatto dannare tutto e tutti, dopo la sconfitta è molto più "mansueto", ha forse perso un po' del suo smalto, la sua pazzia e crudeltà per quanto estrema, aveva un che di affascinante. In questi episodi abbiamo forse una maggiore introspezione del suo personaggio, a discapito di qualche scena di battaglia. Nel suo nuovo percorso accanto al Principe Oleg, vedremo infatti Ivar stesso sorpreso dalla crudeltà del suo nuovo compagno di battaglia.

Un colpo di scena su tutti regna in queste puntate, un avvenimento che, per quanto abbastanza ovvio, ha saputo in ogni caso sorprendermi, forse un po' per la "banalità" e/o la semplicità in cui è avvenuto il tutto, che ha reso ancora più inaspettatata la cosa. 

Hvitserk il fratello che era sempre lasciato da parte, ha un ruolo forse meno marginale in questi episodi (sebbene sempre poco utile alla fin fine, diciamocelo), in quanto il riscatto su Ivar sia la sola cose che ormai lo tenga in vita.

Nel complesso rimane sempre buona la fotografia, la scene d'azione e gli effetti speciali che rendono le lotte e le battaglie sempre ben fatte.

Non ci resta che aspettare l'autunno, per vedere come tutto finirà, nella seconda parte di stagione, ma soprattutto per scoprire dove diavolo sia finito Floki!

Valutazione:

♥♥♥/ e mezzo

Sense 8

Ho sentito parecchio parlare di questa serie tv, forse e soprattutto dopo la chiusura inaspettata -e per molti ingiusta- avvenuta dopo la seconda stagione e dovuta al calo di ascolti, in quanto considerata da chi l'ha vista, un piccolo gioiellino.

La storia di base è infatti molto particolare, dalle venature sci-fi, 8 personaggi, 8 protagonisti che vivono in parti opposte del mondo eppure si ritrovano mentalmente collegati tra loro. 

Differenze  etniche e sociali dei protagonisti permettono allo spettatore di immergersi in una storia che vira dai toni polizieschi, trattando poi la tematica lgbtq, fino ad arrivare ad una vera e propria "bollywood".

La telepatia che lega i personaggi è il fulcro centrale della storia, che forse per certi versi è fin troppo semplice (riuscire a salvare gli altri dalle situazioni più estreme, risulta a volte troppo facile per essere credibile). Resta il fatto che quella dei "sensate" sia una storia ben articolata e complessa, costruita dettagliatamente in questi primi 12  episodi in cui gli 8 sono costretti a difendersi con le unghie da chi cerca di approfittare di loro proprio per questa "empatia"  di cui sono dotati.

Attendo di vedere come proseguirà la storia, anche per capire se la chiusura della serie sia stata più o meno giustificata!

Valutazione:

♥♥♥/ e mezzo

Death Note

Questo anime è talmente conosciuto anche da chi non è avvezzo al genere, che non avrebbe bisogno di presentazioni, ma nel caso abbiate abitato in una caverna negli ultimi anni, sostanzialmente la storia racconta di un "diario" su cui, se si appunta il nome di una persona, questa muore. Va da sè che la cosa sia tanto ambita e attrattiva, quanto pericolosa. Insomma, chi non lo desidererebbe, fosse anche solo per infliggere qualche piccola tortura e riprendersi da qualche ingiustizia?

L'anime, (tratto dal manga scritto da Tsugumi ÅŒba e illustrato da Takeshi Obata) Ã¨ composto da 37 puntate, ha saputo incollarmi allo schermo, soprattutto per tutta la prima parte. La storia è di per sè interessantissima, ma ciò che mi ha colpita è quanto si scavi in profondità nella psicologia dei personaggi. Il protagonista, lo sventurato che si ritroverà tra le mani il Death Note è infatti Light/Kira, un ragazzo intelligente, di buona famiglia, poco considerato dai suo compagni, ma dalla mente geniale che prende il ritrovamento del quaderno come una sorta di segno del destino in quanto sente di essere lui il predestinato per far pulizia nel mondo. Suo antipodo è Elle, un ragazzo altrettanto geniale (se non di più) un detective dalla fama mondiale che proprio sulle tracce del malvagio Kira, si ritroverà a collaborare con la polizia. 

Sono due personaggi opposti eppure accomunati da un sacco di cose, e questo, unito alla loro astuzia e all'ambiguità di entrambi, che fa funzionare più di tutto la trama. Attorno a loro, abbiamo un sacco di altri personaggi, e devo dire che anche quelli secondari riescono ad emergere nelle loro caratteristiche. Come dicevo, tutta la prima parte mi è piaciuta un sacco, poi però succede il finimondo, un evento inaspettato fa ingolfare un po' il tutto e perdere leggermente attrattiva nella storia che inizia a diventare un poco noiosetta. Sebbene il tutto rimanga ben intrecciato, ho trovato un ritmo più rallentato e in generale la mancanza di approfondimento su determinati punti della storia, una grave mancanza. Come per esempio la parte sovrannaturale e in generale le figure degli shinigami che non solo necessitavano maggiore approfondimento, ma avrebbero proprio reso il tutto ancora più ingegnoso, invece vengono messe un po' troppo da parte, a mio parere, facendo perdere un sacco di potenzialità alla storia

In sostanza, rimangono i personaggi senza dubbio la punta di diamante della storia e la loro caratterizzazione, l'idea di base è originalissima, ma andavano delineati maggiormente alcuni dettagli necessari.

Valutazione:

♥♥♥♥

Recensioni

La canzone di Achille

10.9.20

Titolo: La canzone di Achille
Autore: Madeline Miller
Editore: Sonzogno
Pagine: 371
Prezzo: 11,00

Trama: 
Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d'armi - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.

Recensione:

Ho sentito parlare di questo libro davvero parecchio negli ultimi anni, ma ammetto che il mio interesse è nato solo una volta spuntato fuori il più recente "Circe", della stessa autrice.

Questo agosto mi sono convinta a leggerlo finalmente e devo dire di non essermene pentita affatto, anzi. Tutte le belle parole spese su questo romanzo sono più che giustificate, sebbene ci abbia impiegato un po' di tempo per finirlo (per impegni, non certo per mancanza di voglia), la mia curiosità verso questa storia era più alta che mai.

Madeline Mille scrive una sorta di retelling con al centro non solo le vicende di Achille, ma anche - e forse soprattutto - di Patroclo. Sono infatti i due ragazzi, i protagonisti del romanzo, ci vengono presentati fin da giovanissimi e man mano che ci addentriamo nelle pagine, loro crescono e maturano, e la guerra cresce e infuria con loro.

Se da una parte Patroclo, sebbene sia un nobile, è visto come un reietto, un figlio inutile tanto da essere spedito poi in esilio, dall'altro lato Achille fin dalla tenera età, è visto come il futuro eroe più grande di tutti i tempi. Figlio di un mortale e di una dea, sulla sua testa pende una profezia che stabilisce non solo il suo destino, ma anche le sorti della sua vita da guerriero.

A narrare la storia, è Patroclo e secondo me questa è stata la prima scelta più che adeguata presa dall'autrice. La voce di Patroclo, infatti, risulta secondo me molto più interessante di come avremmo potuto vedere la storia, se invece fosse stata raccontata dal grande Achille. Patroclo ha un animo buono, un cuore gentile, si ritrova suo malgrado nel bel mezzo della guerra, ma tenta in tutti i modi di mantenere la propria personalità. Racconta ciò che vede, con gli occhi di chi sa che le battaglie non fanno per lui, più adatto a stare nelle retrovie, sempre e solo considerato come "spalla" di Achille, ma mai alla sua altezza.

I due protagonisti sono ben delineati, li ho trovati entrambi interessanti, nonostante Achille mostri ogni tanto alcuni comportamenti inspiegabili, e sono stati poi l'elemento che più di tutto è riuscito a catturarmi in questa lettura.

L'autrice infatti ce li presenta fin dalla giovane età e porta il loro percorso di crescita all'interno del romanzo, mostrandoci punti forza e debolezze di entrambi, che man mano creano prima un forte legame d'amicizia e poi una storia d'amore che, sebbene non sia il totale perno della vicenda, è talmente delicata e dolce da risultare tenerissima, soprattutto vista l'aria violenta e spietata che infuria attorno i due ragazzi. Patroclo e Achille sono per certi versi agli antipodi, eppure riescono a stringere fin da subito un legame che risulta inossidabile e lontano da tutto ciò che minaccia di spezzarlo...o quasi!

Altro personaggio che ho trovato molto interessante è quello di Briseide nonostante sia un personaggio secondario e compaia solo da circa metà romanzo, mi è piaciuto molto come personaggio e come "leva" sui due ragazzi, ogni volta che questi andavano troppo fuori strada. Non mancano poi Elena, Chirone, Agamennone, la ninfa Teti, Fenice e tante altre figure della storia.

La storia in sostanza, è liberamente ispirata all'Iliade, ma lo fa con una buona dose di fantasia, è un libro adatto a chi ama la mitologia, ma anche le atmosfere rivisitate e intriganti corredate da uno stile scorrevolissimo, piacevole ma ben descrittivo. La Miller racconta con naturalezza e in modo puro, sentimenti e insicurezze di due giovani, non dimenticando però, l'importanza dell'ambientazione che fa da sfondo alla loro storia.

L'autrice ci mostra infatti come si sia ben informata e abbia compiuto uno studio attento del mondo antico, della guerra di Troia, senza dimenticare però le figure degli Dei, fondamentali alla storia.

Sul finale, non c'è molto da dire, è piuttosto risaputa, ma sono rimasta comunque molto commossa da come la Miller sia riuscita a rappresentarla in modo così straziante eppure perfettamente in linea con tutto il libro.

Valutazione:
♥♥♥♥


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