Il Castoro

Una casa sulle ruote

28.7.21

Titolo: Una casa sulle ruote
Autore: Susin Nielsen
Editore: Il Castoro
Anno: 2021
Pagine: 240
Prezzo: 15,50

Trama:
Felix ha tredici anni, e la sua casa non è come quella degli altri ragazzi: ha le ruote, è molto piccola, e non c'è mai molto da mangiare. Felix vive in un furgone. Ma è un segreto: nessuno lo sa, a parte lui e la sua mamma. Una vita difficile, vero? Vero. Ma Felix è intelligente, ha un piano e, soprattutto, ha un cuore grande. E quando il gioco si fa duro... gli amici veri sanno sempre cosa fare. Anche quando tu non vuoi.


Recensione:
Ho letto entrambi i libri precedenti di Susin Nielsen, "Siamo tutti fatti di molecole" e "Gli ottimisti muoiono prima", di conseguenza mi aspettavo da questo suo ultimo lavoro, una storia altrettanto interessante e simpatica.
Come spesso accade con i libri per ragazzi, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un romanzo che ha numerose componenti: non è quindi solo qualcosa di leggero, scorrevole e simpatico, ma ha al suo interno una storia molto determinata, prepotente, che mette in luce diverse difficoltà, pur sempre mantenendo con un tono ironico.

Felix, infatti, si trova catapultato all'improvviso, in una vita fatta di segreti, di spostamenti e nuove - pessime - abitudini, quando insieme alla madre finisce a vivere in un furgone.
La mamma di Felix, non è nuova a questo genere di "avventure", nel corso della vita del ragazzo, infatti, i due hanno già cambiato diverse abitazioni, lei ha fatto numerosi lavori differenti e se la sono sempre cavata con le loro forze, in modi più o meno legali.
Finire a vivere in un furgone, è per Felix l'inizio di un incubo, perchè a quello, seguiranno numerosi altri atti, che porteranno lui e la madre in una posizione un po'...come dire, scomoda!

A tutto questo si unisce una nuova scuola, la partecipazione ad un programma televisivo a premi, il giornalino della scuola...insomma, sono tante le cose a cui Felix deve far fronte, sempre stando attento a non rivelare la verità sulla sua situazione domestica a nessuno.
Questo porta il piccolo a numerose scene spesso esilaranti, ma nel romanzo troviamo anche tante parti buie.
Come i momenti, o meglio dire, i giorni, in cui la madre si chiude in sè stessa, preda delle sue crisi, e tocca a Felix occuparsi di sè stesso, e di lei; oppure gli attimi di lucidità in cui il ragazzino si rende conto dei difetti che la madre porta con sè, delle scelte sbagliate da lei compiute che inevitabilmente ricadono anche su di lui, di tutte le menzogne che è costretto a raccontare ai suoi amici, per paura che i servizi sociali arrivino alla sua famiglia.

Una casa sulle ruote è un libro scorrevolissimo, divertente, ma anche molto interessante dal punto di vista educativo.
Felix, il protagonista, è un ragazzino sveglio, pacato, gentile. Dimostra grande sensibilità, in primis nei confronti della madre, per cui accetta di vivere anche le situazioni più strambe e si dimostra molto più maturo della sua età.
Accanto a lui, oltre alla mamma, che ovviamente è un personaggio preponderante nella storia, quasi quanto Felix, abbiamo qualche altro personaggio di rilievo, come i due migliori amici del ragazzo, o il padre, che sebbene non compare troppo spesso, si rivela comunque una figura importante nella vita di Felix.

In conclusione, quindi, Una casa sulle ruote si è rivelato perfettamente in linea con le aspettative che avevo nei confronti di questa nuova storia della Nielsen, che è stata in è grado ancora una volta di creare qualcosa di significativo e divertente al tempo stesso.

Valutazione:
♥♥♥

Autori italiani

Tre gocce d'acqua

14.7.21

Titolo: Tre gocce d'acqua
Autore: Valentina D'Urbano
Editore: Mondadori
Anno: 2021
Pagine: 372
Prezzo: 19,00

Trama:
Celeste e Nadir non sono fratelli, non sono nemmeno parenti, non hanno una goccia di sangue in comune, eppure sono i due punti estremi di un'equazione che li lega indissolubilmente. A tenerli uniti è Pietro, fratello dell'una da parte di padre e dell'altro da parte di madre. Pietro, più grande di loro di quasi dieci anni, si divide tra le due famiglie ed entrambi i fratellini stravedono per lui. Celeste è con lui quando cade per la prima volta e, con un innocuo saltello dallo scivolo, si frattura un piede. Pochi mesi dopo è la volta di due dita, e poi di un polso. A otto anni scopre così di avere una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come vetro: un piccolo urto, uno spigolo, persino un abbraccio troppo stretto sono sufficienti a spezzarla. Ma a sconvolgere la sua infanzia sta per arrivare una seconda calamità: l'incontro con Nadir, il fratello di suo fratello, che finora per lei è stato solo un nome, uno sconosciuto. Nadir è brutto, ruvido, indomabile, ha durezze che sembrano fatte apposta per ferirla. Tra i due bambini si scatena una gelosia feroce, una gara selvaggia per conquistare l'amore del fratello, che preso com'è dai suoi studi e dalla politica riserva loro un affetto distratto. Celeste capisce subito che Nadir è una minaccia, ma non può immaginare che quell'ostilità, crescendo, si trasformerà in una strana forma di attrazione e dipendenza reciproca, un legame vischioso e inconfessabile che dominerà le loro vite per i venticinque anni successivi. E quando Pietro, il loro primo amore, l'asse attorno a cui le loro vite continuano a ruotare, parte per uno dei suoi viaggi in Siria e scompare, la precaria architettura del loro rapporto rischia di crollare una volta per tutte.

Recensione:
Aspettavo questo nuovo romanzo di Valentina D'Urbano con grande impazienza. Sono pochi, gli autori per cui bramo così tanto, lo ammetto, e il fatto che i lavori della D'Urbano fino ad ora, non solo non mi abbiano mai deluso, ma alcuni siano arrivati a farmi soffrire come poche altre storie, fanno di lei una delle mie autrici preferite.
Se quindi, avete amato i libri precedenti di questa scrittrice, vi posso assicurare che questa storia saprà farvi ugualmente a pezzi, ma con qualche difetto, c'è da dirlo.

Ma partiamo con ordine, di che parla Tre gocce d'acqua?
La copertina di questo libro non mi fa impazzire, anzi possiamo pure dire che non mi piace proprio, ma trovo invece il titolo più che azzeccato.
Le tre gocce d'acqua di cui si parla, sono Celeste, Pietro e Nadir, tre fratelli, anche se in modo alquanto bizzarro.

Ciò che lega Celeste a Nadir, coetanei, è infatti Pietro, fratello in comune di una famiglia allargata, ma si può dire abbastanza unita. I genitori dei tre ragazzi, infatti, mantengono dei rapporti più che pacati, anzi, Celeste nel corso della sua vita avrà estremo bisogno della madre biologica di Pietro, che si prenderà cura di lei, in quanto medico, dopo che alla bambina viene diagnosticata una rara forma di osteoporosi.
Forse è proprio grazie a questa sua problematica, che la etichetta come estremamente fragile, le impedisce di fare numerose cose riservate ai bambini, perchè il rischio che si faccia male o si rompa qualche ossa è sempre alto, che la porteranno a legare in modo così viscerale con Pietro in primis, e a sviluppare un rapporto di amore/odio con Nadir, gelosa di questo bambino a cui invece, nulla è vietato.

Ovviamente la storia è molto più complicata di così, perchè la D'Urbano è solita non lasciare nulla al caso, anzi, la trama è molto complessa e articolata.
La narrazione, infatti, parte con una Celeste già adulta, e durante tutta la storia abbiamo flashback che raccontano nei dettagli dal periodo dell'infanzia, fino alla sua età adulta, amalgamando poi, momenti della sua vita al presente.

I tre personaggi principali, sono delineati dall'autrice in modo ben definito.
Ho adorato Celeste come personaggio, soprattutto durante il periodo dell'infanzia. Ho trovato ottimo il modo in cui viene tratteggiata, il suo spirito ingenuo, dolce e genuino, eppure la nascente invidia che la bambina prova nei confronti di Nadir e il suo sentimento quasi di necessità verso il fratello maggiore Pietro. Nel corso della storia, che copre uno spazio temporale così ampio, Celeste cambia e muta in molti modi, fino a diventare nel presente quasi cinica, forse perchè temprata dalle mancanze subìte nel corso della sua vita e dall'avanzare della sua malattia.

Nadir, al tempo stesso non mi è dispiaciuto, il suo rapporto con Celeste è burrascoso fin da subito, ma fin da subito si capisce che l'odio nei suoi confronti è così tumultuoso da trasformarsi presto in qualcos'altro. Anche Nadir, come Celeste evolve nel corso della storia, sviluppa una passione che diventerà poi il suo lavoro, ma manterrà sempre una nota adolescenziale nel suo spirito.

Pietro, dal canto suo, si dimostra  un ragazzino paziente e amorevole nei confronti di Celeste e poi sempre più preso dai suoi studi in scienze politiche, che lo porteranno ad entrare nel vivo  di una guerra, che non è solo quella che si innesca tra Celeste e Nadir, anno dopo anno, davanti ai suoi occhi. Pietro è un personaggio raro, ha una bontà genuina verso i fratelli, anche quando questi smettono di essere bambini, lui non smette di prendersi cura di loro.

Tre gocce d'acqua non è un libro semplice da raccontare, la voracità d'amore, che si respira in queste pagine è qualcosa di difficilmente delineabile, ma la voracità con cui invece, io ho letto questo romanzo, dimostra quanto ancora una volta la D'Urbano abbia fatto centro.
Nel mio cuore, la storia ha sicuramente fatto breccia, mi ha dilaniato durante la lettura, ho sofferto bramando di sapere cosa sarebbe successo la pagina subito dopo, maledicendo i personaggi per le loro scelte sbagliate e per il dilatarsi del tempo che Celeste e Nadir creano nel corso della storia.

E qui viene proprio il difetto di cui vi parlavo all'inizio. Le storie tormentate, si sa, sono quasi sempre quelle più funzionali, più cariche, ma spesso anche caotiche. Personalmente, infatti, avrei preferito qualche incontro in meno tra i due, nel corso degli anni, perchè giunta quasi alla fine del libro mi sono resa conto che i tira e molla tra i ragazzi erano davvero troppi. La storia è così carica dal punto di vista emozionale, che il tutto è risultato forse un po' troppo, considerando poi che gli anni narrati sono davvero tanti, così come gli accadimenti che avvengono tutto intorno ai due.
Un'altra cosa che non viene menzionata, ma su cui qualche parola invece io avrei speso, è la figura totalmente assente del padre di Nadir. Viene menzionato di sfuggita giusto una volta, ma non è chiaro quanto questa figura gravi su Nadir e Pietro, se è presente nella vita dei ragazzi o meno, semplicemente non c'è, ma non se ne capisce il motivo.

Lo stile dell'autrice non si smentisce nemmeno questa volta. La sua penna è facilmente riconoscibile, quel suo modo di delineare alla perfezioni i suoi personaggi, le frasi brevi e concise ma efficienti.  Non lesina sui sentimenti forti, vividi, estremamente feroci, che dilaniano e feriscono, ed è proprio in questo che la D'Urbano va forte.
Qui però, gli ingredienti che l'autrice inserisce nella sua storia sono molto vasti, perchè la guerra in Siria non rimane solo sullo sfondo, anzi, si fa via via sempre più insistente e si inserisce nella vita dei tre in modo insistente, implacabile, e chi lo sa sa quanto  un amore debba essere abbastanza forte per resistere addirittura ad una guerra?

In conclusione, Tre gocce d'acqua è un romanzo che rapisce il lettore, che lo catapulta nella storia, nel bene e nel male, al 100%, in cui non è mai certo ciò che può succedere nella pagina successiva, ma è certo, invece, quanto io voglia ancora leggere altri lavori di questa autrice!

Valutazione:
♥♥♥♥/ e mezzo

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