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Booktag "Autunnoso"

4.10.19

Ma buon venerdì miei cari lettori (anche se nel momento in cui scrivo questo post è lunedì, ed è sera !)
Dopo tanto, tantissimo tempo torno con un tag super carino legato all'autunno, stagione che adoro follemente, che ho scovato sul blog di Seli, Ombre Angeliche.

SETTEMBRE
Un libro che ti ha cambiato o ha dato inizio ad una nuova fase della tua vita
Direi che Wicked Lovely, ai tempi delle medie/inizio superiori, ha dato vita alla mia fase fantasy, perchè prima (oltre ad Harry Potter), non ne avevo mai letti, quindi è sicuramente una serie a cui sono affezionata, anche se complessivamente è un po' un alti e bassi.

FOGLIE CADUTE
Un libro che ti ha fatto perdere ogni interesse verso l'autore
Ne sono usciti parecchi di libri di questa autrice, ma sinceramente dopo aver letto Obsidian e non averlo apprezzato minimamente (al contrario di molti altri lettori), non sono attratta da nessun altro titolo di questa autrice, anche se forse dovrei darle una seconda possibilità.

CASTAGNE
Un libro che ti fa sentire a casa
Niente da dire, Harry Potter è sempre casa.

ZUCCHE
Un libro che inizialmente sembrava non piacerti, ma che alla fine hai apprezzato
Ho deciso di buttarmi su questo libro dopo averne sentito parlare benissimo, ma ammetto che dopo le prime pagine l'ho trovato un po' lento, tant'è che ci ho messo un po' a terminarlo, ma per fortuna non m,i è venuta l'idea di abbandonarlo, perchè alla fine mi è piaciuto moltissimo!

FUNGHI VELENOSI
Un libro o un autore da cui ti tieni alla larga, anche se non lo hai letto
Premettendo che i new adult non sono proprio il mio genere, ho sentito talmente parlare di questa serie (perlopiù male) che anche se ogni tanto mi concedo qualche pessimo libro per il gusto del trash, non credo che mi avvicinerò a questi libri di Erin Watt

RAGNATELA
Un libro che ti ha intrappolata nelle pagine e dal quale non riuscivi a staccarti
Shiver
Ah, ricordo precisamente quando iniziai a leggere questo libro, ero appena tornata dal cinema con una mia amica, aria condizionata a mille in sala, e subito chi si becca una febbre fulminea? Ma la sottoscritta ovviamente! E Shiver mi aveva fatto compagnia in quell'influenza, e la storia era talmente appassionante e nelle mie corde che l'avevo divorata ed ora andata subito ad ordinare gli altri libri della trilogia!

RICCI
Un libro doloroso (come gli aculei di un riccio)
E' forse poco conosciuto, Fino all'ultimo respiro, ma io l'ho scovato casualmente in biblioteca qualche annetto fa, e l'avevo trovato un libro intensissimo. Ha una storia tutta particolare, racconta di un legame non proprio convenzionale, e sì, mi ha spaccato un po' il cuore.

Dal grande schermo

Recensioni: "Your Name" e "5 cm al secondo"

1.10.19

Buongiorno lettori!
In occasione dell'arrivo nelle sale cinematografiche di  "Weathering with you", il nuovo film di Makoto Shinkai in uscita il 14, 15 e 16 ottobre, ho deciso oggi di parlarvi di due film precedenti di questo regista e fino ad ora i due soli che ho visto (ho già "Il giardino delle parole" pronto, ma non sono riuscita a vederlo prima di preparare il post).
Vi parlo brevemente dei due film, e vi lascio sotto una considerazione generale su queste due opere, che penso possa valere anche per gli altri lavori di Shinkai, se sono simili a queste due storie.

Trama (presa da Coming Soon):
Protagonisti di 5 Cm al secondo sono Takaki e Akari, due studenti delle scuole elementari uniti da una comune passione per i libri.
Quando la ragazza si trasferisce, i due amici sono costretti a tenersi in contatto solo attraverso uno struggente scambio epistolare. Così, qualche tempo dopo, Takaki decide di intraprendere da solo un lungo viaggio per incontrare per l’ultima volta la sua amica, durante una sera d’inverno...

Recensione:
Il film è diviso in tre episodi in cui vediamo l'amicizia tra i due protagonisti, evolversi negli anni.
Il primo episodio, intitolato "Il capitolo dei fiori di ciliegio", vediamo i due amici separarsi e iniziare la loro struggente corrispondenza. Quando Takaki Ã¨ costretto a trasferirsi, i due giovani decidono di incontrarsi un'ultima volta, ma il viaggio a causa di una fortissima nevicata, sembra congiurare contro i due ragazzi.

Nel secondo episodio, chiamato "Cosmonauta" vediamo Takaki corteggiato da una compagna di scuola, colpita dalla gentilezza del ragazzo e dalla sua tristezza.
L'ultimo capitolo, invece, "5 cm al secondo", appunto, vediamo l'epilogo della storia tra i due ragazzi.

Il film uscì nel 2007 in Giappone, seconda opera di Makoto Shinaki, considerato l'erede di Hayao Miyazaki, fondatore dello Studio Ghibli. Il film fu presentato in Italia nel 2008, durante il  Future Film Festival e vinse il premio come miglior lungometraggio d'animazione con effetti speciali.

La pellicola si apre subito con delle inquadrature che fanno intuire allo spettatore la profondità della storia cui si trovi di fronte, con Takaki e Akari che sono in procinto di separarsi, da un legame  nato tra i banchi di scuola, visti un po' come due emarginati, i due ragazzi si sono legati fin da subito in una tenera amicizia. 
Il film dura poco più di un'ora e riesce a mettere in luce con una certa eleganza un affetto profondo. Come ci insegna Akari nella primissima scena, 5 cm al secondo è la velocità con cui cadono i petali dei fiori di ciliegio durante la loro fioritura, simbolo nipponico per eccellenza, ma che preannuncia anche in qualche modo il finale agrodolce che suscita parecchia malinconia.
La prima parte del film è caratterizzata dai colori poetici e pastello dei fiori di ciliegio e dalla bruma invernale, la seconda parte mescola invece toni più caldi a varianti più fredde, che ben si accompagnano all'evolversi della storia.
Il film scorre piuttosto lentamente, ma vista la breve durata della pellicola, e anche la "divisione" in tre parti, scorre piacevolmente, anche se ammetto che avrei preferito qualcosa in più nel finale (che vi devo dire, evidentemente sotto sotto sono romantica).
Valutazione:
♥♥♥♥

Trama (presa da Coming Soon):
Il film ci accompagna nella vita di Mitsuha e Taki. Mitsuha è una studentessa che vive in una piccola città rurale e desidera trasferirsi a Tokyo, nella grande metropoli dove ogni sogno si può realizzare. Taki è uno studente di liceo che vive proprio a Tokyo, ha un lavoro part-time in un ristorante italiano, ma vorrebbe lavorare nel campo dell'arte o dell’architettura. Una notte, Mitsuha sogna di essere un giovane uomo, si ritrova in una stanza che non conosce, ha nuovi amici e lo skyline di Tokyo si apre dinnanzi al suo sguardo. Nello stesso momento Taki sogna di essere una ragazzina che vive in una piccola città di montagna che non ha mai visitato. Ma quale sarà il segreto che si cela dietro questi strani sogni incrociati?

Recensione:
In uno dei più recenti lavori di Shinkai, vediamo intrecciarsi le vite di due ragazzi, Mitsuha e Taki. La prima vive in una piccola cittadina rurale, mentre Taki è uno studente di Tokyo. I due iniziano a sognare di essere l'uno nel corpo dell'altro, ma è tutto così reale e palpabile che ben presto i due iniziano a capire che forse non si tratta solo di sogni, e il desiderio di capirne di più su questa situazione, diventa sempre più necessario. I due trovano così il modo di scambiarsi dei messaggi nella speranza di trovare il modo di incontrarsi.

Fin dalle prime inquadrature, Shinkai fa percepire allo spettatore come il legame tra i due protagonisti abbia in sè qualcosa di magico. Alla base della loro storia vi sono principalmente il tempo, che ha un ruolo fondamentale e il destino. E' facile riconoscersi nei due giovani ragazzi, con le loro paure e i loro dubbi, Shinkai riesce a caratterizzarli benissimo, regalandoci anche qualche momento comico, grazie agli scambi di personalità tra i due, in cui vediamo l'esistenza di più linee temporali, in questa storia che va oltre tempo e spazio.

Le ambientazioni sono varie, passiamo dalla città urbana e frenetica, ai paesaggi campestri, tranquilli, ma che non hanno niente di noioso, così lo spettatore spazia a 360° nella storia.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista.  La pellicola è stata campione al box office giapponese, riuscendo a superare addirittura "La città incantata".
Ammetto di essere rimasta piacevolmente colpita da questa pellicola da cui non mi aspettavo niente di che, ma che invece cattura fin dalle prime inquadrature, con questo intreccio di vite che viene costruito in maniera ottima.
Valutazione:
♥♥♥♥/ e mezzo

Considerazioni generali:
Con questi due film, si evince come la parte "sentimentale" sia un po' il filone nelle storie di Shinkai, che non mette in mostra però sentimentalismi sdolcinati e banali, ma bensì storie lineari  che racchiudono in sè qualcosa di assolutamente magico. Percepiamo l'amore e il legame tra i protagonisti attraverso le loro parole e i loro gesti, mai in maniera esplicita, ma attraverso le piccolezze, così lo spettatore intuisce il legame tra i due in maniera autonoma.

I protagonisti hanno un certo spessore, il regista si concentra però solamente su di loro, lasciando i personaggi secondari invece poco caratterizzati. E' facile entrare in empatia con i suoi personaggi, per le loro difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, spesso repressi, solitari o semplicemente pieni di insicurezze. Sono proprio loro le voci narranti di questi capolavori, così viene messo chiaramente in luce ciò che il personaggio pensa, vede e sente.
Se il tempo è un elemento importante, lo sono anche i flashback, e l'utilizzo delle musiche, che aiutano perfettamente il lavoro nel sottolineare i momenti di dramma e tristezza.

Ma parliamo ora delle ambientazioni, probabilmente il vero gioiello delle opere di Shinkai. Ci troviamo di fronte a dei veri dipinti in movimento, fotografie perfette e meravigliose di paesaggi che risultano assolutamente realistici. Non sono semplicemente uno sfondo, ma veri protagonisti, con la particolarità dei colori, delle sfumature, dei tratti delicati e poetici che ci fanno sognare ad occhi aperti queste distese di tonalità e luce e dettagli così vividi da sembrare tangibili.
I punti quindi a favore di queste opere sono le fragilità dei personaggi, che li rendono estremamente realistici nonostante si trovino anche in contesti particolari, la potenza dei colori e le sfumature nelle ambientazioni, i tratti sentimentali e l'importanza dei dettagli.

Se cercate delle storie che raccontano di fragilità, di una bellezza toccante, questi piccoli grandi capolavori di Shinkai fanno al caso vostro, per perdervi per qualche ora, in un mondo che unisce il fantastico ad emozioni appassionanti, attraverso una sensibilità poetica.

Vi lascio il trailer del prossimo film in uscita, "Weathering with you":


Random

Speciale: 10 personaggi inutili/insopportabili delle serie tv... parte seconda

29.9.19

L'anno scorso, vi parlavo in questo post di 10 personaggi dei telefilm che per me risultavano completamente inutili o comunque mi stavano altamente sulle scatole, e devo dire che mi ero divertita parecchio a scrivere quello speciale.
Così, nelle settimane scorse ho fatto un po' mente locale per cercare di racimolare un'altra decida di stupidissimi personaggi di cui parlarvi, ed eccoci qua amici!
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e con quali altri personaggi siete in guerra voi.

Carla (Elite)
So che lo scopo di questo personaggio è proprio l'essere insopportabile, algida, fredda e calcolatrice, e non c'è dubbio alcuno sul fatto che l'attrice (bellissima eh), riesca ottimamente a vestire questa parte, però... però ogni volta che appare sullo schermo mi vengono certi istinti violenti per cui vorrei davvero schiaffeggiarla!
Nella seconda stagione, poi, in cui la mettono in situazioni ancora più nosense, il mio odio nei suoi confronti si è a dir poco triplicato.

Margaret (Vikings)
Forse è anche colpa della voce italiana che doppia l'attrice e che mi suscita già da sola parecchia irritazione, ma questo personaggio di Vikings totalmente inutile e stupido davvero non mi va giù.
Diciamo che sono stata contenta della fine che le hanno fatto fare, ecco!

Courtney (13)
Non credo ci sia niente da dire su di lei in realtà, chi non l'ha trovata insopportabile?
Poi oh, io ho visto solo la prima stagione, quindi non lo so, magari nella seconda migliora un po', ma ne dubito!
Beck (You)
La protagonista di You, come avevo già detto nella recensione dedicata, risulta parecchio insopportabile. Bella l'attrice eh, anche bravina, ma diciamo che pur essendo perseguitata da uno stalker quasi professionista, non è che io abbia provato pietà, rammarico o che so io per lei eh, perchè diciamocelo, è fastidiosa, è stupida, ha le fette di salame sugli occhi, per essere la protagonista è proprio un ENORME GIGANTESCO NO.

Billy (Stranger Things)
Vabbè, pure lui come Carla di Elite ha prioprio lo scopo nella serie di essere cattivo e crudele, quindi uno scopo almeno ce l'ha (al contrario di molti altri in questa lista) e soprattutto nella terza stagione serve a qualcosa appunto.
Però, diciamocelo, quando fa la sua comparsa a Hawkins, con i suoi modi rozzi e volgari e violenti di trattare Max, viene naturalissimo volergli dare una bella sprangata in testa.

Kennedy (Buffy)
Io amo follemente Buffy, davvero, e di nuove entrate in scena nel corso di sette stagioni ce ne sono state parecchie e ci è sempre voluto un po' ad abituarsi a qualche nuovo componente della squadra, ma bene o male alla fine ci si abituava.
A lei no però.
Lei non l'ho sopportata dalla prima scena, praticamente. Antipatica,  una so tutto io che si crede chissà che, si mette in mezzo, pensa di essere la più brava e della sua relazione con Willow ne vogliamo parlare? 
No, no, no, assolutamente tutto sbagliato..

Melissa (Pretty Little Liars) 
Pretty Little Liars è pieno, pienissimo di personaggi, è un andirivieni di gente che sparisce nel nulla, che torna non si sa bene per quale motivo, che ri-sparisce di nuovo, a volte viene trovata morta, a volte resuscita... insomma, in questo marasma di gentaglia non tutta simpatica, abbiamo lei, Melissa, la sorella di Spencer, la più antipatica per eccellenza.
Poi oh, diciamoci la verità, visto il luogo in cui vive, vista la famiglia in cui è cresciuta, visto il casino che è Pll, mica è facile rimanere sani di mente, però diciamo che lei ce la mette tutta per stare sulle scatole a noi poveri spettatori!

Dave e Rex (Desperate Hosewises)
E' passato parecchio, parecchio tempo da quando mandavano in onda Casalinghe Disperate tutti i mercoledì, su sky, d'estate, e io avevo l'appuntamento fisso, insieme a mia mamma, per guardare questa serie che era tutto un infittirsi di misteri. Come per Pretty Little Liars, però, anche in questa serie tv ne sono passati tantissimi di personaggi, e tra questi ricordo che Rex, marito di Bree, e Dave, fidanzato (o marito ora non ricordo) di Edie, mi davano davvero sui nervi.
Non ricordo bene perchè, è passato troppo tempo, ma è bastato solo rivederli in queste gif per ricordare il fastidio che mi mettevano (dai guardate il primo, ha proprio una faccia fa prendere a pugni!)

Gerard (Teen Wolf)
Beh si, il cattivo di turno mica deve essere carino e coccoloso eh, ma quanto mi sta sulle palle Gerard!
Senso della famiglia, dice lui, ma non ha la minima remora ad agire contro sua nipote e contro il suo stesso figlio, anzichè essere un nonnino premuroso e spacciatore di paghette della domenica va a caccia di lupi, e manco con il sangue nero che gli cola dal naso (e sì, emh, pure dagli occhi) usa le buone maniere. Livello di odio: 10

HarperCollins

I'll be there for you

26.9.19

Titolo: I'll be there for you
Autore: Kelsey Miller
Editore: HarperCollins Italia
Anno: 2019
Pagine: 344
Prezzo: 18,00

Trama:
Oggi, il telefilm Friends è ricordato come un'icona della commedia degli anni '90 e il Must See della TV per anni. Ma quando la serie ha debuttato nel 1994, nessuno aveva idea del fenomeno che sarebbe diventata. Dalla prima ondata di Friendsmania al contraccolpo e alla rinascita che seguirono, lo show mantenne una misteriosa connessione con il suo pubblico, che lo vide sia come riflesso della propria vita sia come una fuga aspirazionale dalla realtà. Negli anni successivi, Friends si è evoluto dal megahit in prima serata a una serializzazione nostalgica e infine al classico certificato. Ross, Rachel, Monica, Chandler, Joey e Phoebe sono entrati nel pantheon dei grandi personaggi televisivi, e le loro storie rimangono ancora rilevanti. "I'll be there for you" è un tuffo nella storia e nella tradizione di Friends, ed esplora tutti gli aspetti dello show, dalle sue origini improbabili alle condizioni sociali che ne hanno amplificato il successo. La giornalista e esperta di cultura pop Kelsey Miller rivive i momenti più importanti dello spettacolo, fa luce sui suoi elementi a volte datati e problematici ed esamina le tendenze mondiali che Friends ha catalizzato, dalla contemporanea cultura del caffè al taglio di capelli alla Rachel, super popolare negli anni '90. Portando i lettori dietro le quinte, Miller traccia l'ascesa del cast alla fama e districa la complessa relazione tra gli attori e i loro personaggi. Unendo interviste rivelatorie e storie personali, indaga il ruolo della celebrità, degli eventi che cambiano il mondo e degli albori dell'era digitale, tutti fattori che hanno influenzato sia la serie che i suoi spettatori. "I'll be there for you" è la retrospettiva definitiva di Friends, non solo per i fan della serie, ma per chiunque si sia mai chiesto che cosa ci sia in questo show e nella commedia televisiva che risuona in modo così potente.

Recensione:
Quello a cui mi sono ritrovata di fronte leggendolo, è un libro speciale, dedicato a tutti i fan della serie iconica ed evergreen di Friends, che è più di una semplice "guida a...", ma una vera e propria chicca.
L'autrice del libro, infatti racconta il dietro le quinte, ma anche il suo rapporto con il telefilm, com'è nata la sua passione, come la serie ha iniziato pian piano ad insinuarsi nelle sue giornate, nelle ore in palestra, fino a diventare un'abitudine irrinunciabile. Ci racconta come lo stesso sia successo a chi la circondava, come il gruppo di amici abbia iniziato ad influire sulle vite degli spettatori, diventando un appuntamento fisso, una coccola meritata, un bisogno per concludere al meglio una stancante giornata di lavoro.

Ci racconta anche come Friends sia tuttora attuale, sinonimo di successo ogni volta che viene riproposto in replica, analizza l'importanza degli ascolti ottenuti all'inizio, e di qualche calo che ne hanno compromesso la produzione, in alcuni punti della storia. 
Veniamo così a conoscenza di come siano stati scelti i sei attori protagonisti, alcuni reduci da provini fallimentari, altri con una parte già costruita sulla loro persona, e di come pian piano la vita dei sei sia stata stravolta dal successo e dalla fama. Delle loro ospitate, dei tagli alla Rachel, di come siano diventati idoli da seguire, nello stile, nella moda, nei viaggi...
Si parla anche di qualche progetto più recente cui gli attori hanno partecipato, alcuni ancora sull'onda del successo (vedi Jennifer Aniston) e qualcun altro un po' meno, ma d'altra parte con il cachet guadagnato per ogni singola puntata della serie tv, possiamo ben dire che sono a posto per tutta la vita eh!
E' stato bello leggere di com'era il rapporto tra i sei attori, sia dentro che fuori dallo schermo, di come fossero amici nella vita reale, di come sia siano "battuti" per avere un salario uguale, di come si siano dati man forte e abbiano sofferto davvero per la fine della storia.
Ripercorriamo assieme a Kelsey Miller  i momenti topici stagione per stagione, le scelte flop, le battute assicurate, le puntate migliori e il tristissimo addio dopo un totale di 10 stagioni.
Una vera e propria full immersion in una delle serie tv più acclamate degli ultimi anni, con critiche annesse, e il gusto delle cose semplici che con il giusto tocco di sarcasmo sempre infallibile e un'amicizia leale e invidiabile, ne hanno fatto un fenomeno planetario.
Che poi, a ben vedere, Friends è stato un po' l'apripista di numerose altre serie comedy tipo The Big Bang Theory, Modern Family, New Girl o How i met your Mother.

Insomma, un libro assolutamente imperdibile, dedicato a tutti i fan delle serie che vogliono immergersi ancora più nel profondo nella loro serie preferita, con una narrazione scorrevolissima, che rende interessanti anche i dettagli più "tecnici" della produzione, e ci svela dei veri e propri segreti.

Valutazione:
♥♥♥♥

Recensioni telefilm

Recensioni: Elite | Trinkets | Vikings | The Handmaid's Tale

21.9.19

Elite
(stagione 2)
Elite è sinonimo di trash, ormai l'abbiamo capito. Se nella prima stagione però, aveva dalla sua parte il fatto di essere divertente, in questi nuovi episodi, sebbene di divertimento inteso come feste, festini, sesso e alcolici non mancano, manca invece un po' di brio nell'atmosfera in generale.
Queste nuove puntate iniziano un po' con la stessa struttura della prima stagione, con una sparizione, mentre proseguono anche le indagini sulla morte di Marina. Chiamiamole indagini, chiamiamola sparizione, perchè Elite non si guarda certo per la sua parte pseudo-thriller, perchè diciamocelo, grande suspance non ce n'è. Le ore passate a cercare la persona dispersa sono un po' perse, perchè si risolve tutto in modo un po' meh. Le indagini casalinghe di Marina, invece, per noi spettatori che già ben sappiamo chi, cosa e quando, fanno un po' rabbia, per il modo in cui l'ultimo episodio si conclude, proprio con quella scena finale che ci fa chiedere, cosa abbiamo appena visto, e soprattutto perchè! A cosa sono servite, in sostanza, queste 10 puntate?
Vabbè, almeno vengono introdotti tre nuovi personaggi, un ragazzo e due ragazze, ognuno di loro che nasconde un segreto, tutti e tre un po' emarginati, un po' pesci fuor d'acqua in mezzo a questi "elite" e quindi li prensiamo subito in simpatia.
Il personaggio di Christian, che appunto portava almeno una sferzata di allegria, è qui "fatto fuori" quasi subito, il rapporto tra Carla e Samuel, non sto nemmeno a commentarlo perchè è così assurdo che non saprei proprio cosa dire, e anche Nano è abbastanza rilegato in un angolo in questa stagione.
Insomma, continua ad essere una serie trash come poche, che ha perso un qualcosa che nel corso della prima stagione, almeno, la rendeva un pizzico più interessante.
Ha dalla sua parte le belle facce degli attori, che fanno senza dubbio parlare di sè, e poi diciamocelo, certe volte c'è proprio bisogno di guardare qualcosa di estremamente superficiale e stupido per farsi quattro risate.
Valutazione:
♥♥/ e mezzo

Trinkets
Iniziata assolutamente per caso, questa serie ha (almeno per ora) solo una stagione di una decina di episodi e racconta la storia di tre ragazze che si incontrano grazie ad un gruppo di "taccheggiatori anonimi" 
Le puntate scorrono abbastanza veloci, non sprizza particolarmente di originalità, nel senso che il fenomeno di cleptomania, alla fin fine non viene affrontato granchè, ma la storia si concentra sulla storia delle tre protagoniste, che sono abbastanza stereotipate.
Le tre ragazze frequentano la stessa scuola, ma prima di finire in questo gruppo, non si sono mai parlate perchè fluttuano in mondi totalmente diversi: se una è di ottima famiglia e dalla vita (apparentemente) perfetta, l'altra è un'emarginata, un maschiaccio abbandonata dal padre e con una relazione segreta, mentre la protagonista è Elodie, appena trasferitasi dopo la morte della madre e quindi arrabbiatissima con il padre che si è costruito una nuova famiglia.
Tra le tre, ammetto di aver preferito il personaggio di Moe, le altre due non mi hanno catturato per la loro simpatia, nè per le doti recitative delle attrici, detto sinceramente.
La serie termina con un finale abbastanza aperto, quindi immagino ci sarà una seconda stagione, staremo a vedere, anche perchè non credo che si sia parlato molto di questo telefilm (è disponibile su Netflix). Nel caso, anche se complessivamente non mi ha fatto impazzire, penso che andrò avanti, giusto per curiosità e proprio per la scorrevolezza degli episodi che tutto sommato si guardano volentieri.
Valutazione:
♥♥

Vikings 
(5B)
Finalmente, dopo mesi, sono riuscita a recuperare la seconda parte della quinta stagione di Vikings, nel mese di agosto.
Diciamo che, parlando in generale, Vikings è una serie piuttosto monotona, nel senso che non ci sono grandi sviluppi nella trama, intesi come colpi di scena o cambiamenti continui, la trama è piuttosto lineare, dalla prima stagione, ma ciò che colpisce della serie, o almeno ciò che colpisce me, è il mutamento dei personaggi.
Per mutamento, non intendo per forza maturazione eh, anzi, alcuni cambiano in meglio, altri in peggio, però cambiano, indubbiamente. In questi ultimi episodi, vediamo la lotta di Ivar con i fratelli, farsi sempre più brutale e sanguinaria. 
L'attore che interpreta il personaggio di Ivar è davvero perfetto per la parte, lo devo ammettere. Riesce ad incarnare la pazzia, la fredda razionalità condita da un cuore di pietra, davvero bene. Non dimentichiamo però, che il ragazzo ha una mente brillante, questo bisogna ammetterlo, e pur odiandolo un episodio sì e l'altro pure, il suo odio viscerale per il mondo è anche ben capibile se pensiamo a come il mondo ha sempre trattato lui, fin dalla sua nascita.
La parte relativa a Floki e al suo viaggio in solitaria con pochi intimi, ammetto che se aveva un po' di senso nella 5A, qui inizia a risultare piuttosto noiosa e a mio parere  inutile, mentre non mi sta piacendo molto l'evolversi del personaggio di Lagerhta, un po' accantonata con una storyline che poteva essere fatta meglio viste le potenzialità del suo personaggio.
Diciamo che alcune cose funzionano e altre meno, diciamo che la mancanza di Ragnarr si sente sempre, e che alcuni episodi sono meglio di altri, diciamo che la fine si sta avvicinando anche per questa serie, e speriamo le rendano giustizia dato che visivamente è davvero ben fatta.
Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo

The Handmaid's Tale
(stagione 3)
Mentre guardavo i primi episodi di questa terza stagione, leggendo opinioni varie su instagram, ho percepito che in molti avevano pianto guardando la puntata finale e mi sono detta "Come mai?" Man mano che scorrevano gli episodi, infatti,  pensavo okay ci sono delle cose interessanti, però complessivamente stiamo calando parecchio rispetto le prime due stagioni. 
Ammetto, che un po' gli occhi lucidi alla fine li ho avuti anche io, ma non hanno compensato i momenti piatti di tutti e 13 gli episodi.
Perchè sì, ho trovato questa terza stagione un alternarsi di scene interessanti, ad altre che non mi dicevano assolutamente nulla.
La bravura dell'attrice protagonista, rimane secondo me immutata, interpretare Jude in modo così coinvolgente e viscerale immagino non sia affatto cosa semplice, ma la crudeltà, la spietatezza che hanno caratterizzato la storia, e per questo la storia di questa serie ha fatto parlare di sè, sembrano qui un vago ricordo.
Tredici episodi che si concentrano su una vana speranza di Jude di cambiare le cose, questa volta aiutata da altre ancelle, Max che a parte una comparsata, sparisce praticamente nel nulla, il personaggio di Serena che pure viene un po' rilegato in un angolo, a questo punto mi sarei magari concentrata maggiormente sulla situazione che stanno vivendo Luke e Moira, giusto per variare un po'.
Insomma, diciamo che la serie sta un po' scadendo nel banale, basti pensare a tutto quello che combina la protagonista e che ogni volta la scampa, mentre molte altre vengono impiccate per molto meno...voglio dire, fino a quando può reggere la "fortuna" di Jude?
Spero in una quarta stagione più avvincente, o in un finale non troppo lontano che salvi una serie che era partita assolutamente alla grande.
Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo

Bao Publishing

Il principe e la sarta | Forse l'amore | Stranger Things - Il Sottosopra

18.9.19

Non sono una lettrice di fumetti e manga, ma ultimamente con l'avvento di sempre più Case Editrici dedicate a questo genere di lavori, ammetto che un po' hanno iniziato a incuriosirmi e ispirarmi. Sono un mondo ancora totalmente nuovo per me, a cui mi sto avvicinando pian piano, ma voglio parlarvi oggi, di queste tre opere che ho letto nelle scorse settimane e che potrebbero essere l'ideale per chi, come me, si vuole avvicinare a questo genere di letture.

Titolo: Il principe e la sarta
Autore: Jen Wang
Editore: Bao Publishing
Anno: 2019
Pagine: 296
Prezzo: 21,00

Trama:
Un principe con un segreto e un'umile sarta con un grande sogno sono i giovani protagonisti del graphic novel di Jen Wang, che ci porta nel mondo sfavillante e gender-fluid del cross dressing (che significa vestire abiti che sono comunemente associati al ruolo di genere opposto al proprio) grazie ad un personaggio fuori dai canoni, una misteriosa e incantevole icona della moda: Lady Crystallia. Un libro per tutte le età che celebra la bellezza di essere se stessi, un messaggio di amicizia e comprensione di sé, una storia che racconta la bellezza della moda, la difficoltà di avere a che fare con i pregiudizi, i primi batticuori e la necessità di scriversi da soli il proprio destino.

Recensione:
Molto conosciuto su Instagram, edito da Bao Publishing, ammetto che continuare a vedere in giro le foto di questa opera di Jen Wang mi ha parecchio incuriosita, così ne ho approfittato, trovandolo in biblioteca, per leggerlo.
Il fumetto racconta la storia di Frances, una giovane ragazza di umili origini abilissima come sarta. Grazie al suo talento, gli viene commissionato il guardaroba di Lady Crystallia, una misteriosa principessa che ha la passione per i vestiti e gli accessori e che trova in Frances, prima che un prodigio con ago e filo, un'amica fidata.
Lady Crystallia però, non è una giovane qualunque, nasconde un segreto, un segreto che compromette la vita del principe Sebastian in persona.

Ha i toni di una moderna favola, Il principe e la sarta, ma ha al suo interno una tematica attuale e di una certa importanza, che l'autrice riesce a mettere su carta in maniera brillante  e unica.
Ambientato in una sfarzosa Parigi, dai toni brillanti e principeschi, Wang narra di diversità, di accettazione di sè e di chi ci sta accanto.
Le illustrazioni ricordano ci portano un po' in casa Disney, con tratti cartooneschi, spessi, pennellate di colori brillanti e i volti dei suoi protagonisti tratteggiati con estrema espressività.
Alla fine del volume notiamo il processo creativo dell'autrice e la nascita dei suoi disegni, da semplici tratti abbozzati ad un risultato finale perfetto e dettagliatissimo.
Il principe e la sarta, è quindi una storia che scorre velocissima, che per mezzo di una moderna favola, racconta di cose grandi, e dell'imparare a vivere con sè stessi, a dispetto di ciò che la società pensa sia meglio per noi.


Titolo: Stranger Things - Il Sottosopra
Autore: Jodi Houser
Illustrazioni: Stefano Martino
Editore: Salani
Anno: 2019
Pagine: 100
Prezzo: 15,90

Trama:

Il Sottosopra è un luogo esistito finora solo nei peggiori incubi o nelle più terribili allucinazioni. Will Byers non sa come chiamare il posto inquietante in cui si è improvvisamente trovato. Le uniche certezze sono che è solo e che niente intorno a lui lo fa sentire al sicuro. Uno strano mostro, dal verso stridente, è in agguato dietro ogni angolo, mentre voci familiari lo chiamano in lontananza. Per sopravvivere, Will deve tenere fede a ciò che ha imparato giocando di squadra con i suoi amici, con la speranza di tornare presto a casa.

Recensione:
Mi sono decisa a dare un'occhiata a questa grapich novel, spinta ovviamente dal fatto di aver apprezzato molto la serie tv. La storia è quella che abbiamo visto nella prima stagione, ma solo dal punto di vista di Will Byers, punto di vista per noi spettatori del telefilm, abbastanza nuovo, perchè a parte qualche immagine fugace, non ci è dato sapere cosa sia successo precisamente nel Sottosopra al povero Will.
Questa graphic novel, la prima ufficiale dedicata alla serie, è firmata da Jody Houser e disegnata da Stefano Martino.
I disegni, rispecchiano abbastanza fedelmente gli attori, e le ambientazioni in particolar modo, con le loro sfumature e i dettagli, riescono a far percepire pienamente al lettore le atmosfere colme di inquietudine e paura.
Personalmente, ho apprezzato ancor di più le illustrazioni tratte dalle copertine dei singoli albi, di Kyle LambertAleksi Briclot e Matthew Taylor, nonchè copertina del volume stesso realizzata da Jen Bartel. I bordi rossi delle pagine, danno quel tocco in più arricchendo il volume.
Diciamo che consiglierei questa grapich novel solo ai fan della serie tv, come opera a sè, senza conoscerne la storia principale, non so quanto possa essere avvincente o comunque ben chiara la vicenda, ma per chi ha amato il telefilm, è senza dubbio un gioiellino da aggiungere alla propria collezione.


Titolo: Forse l'amore
Autore: Silvia Vecchini
Illustratore: Sualzo
Editore: Tunué
Anno: 2017
Pagine: 48
Prezzo: 14,90

Trama:
Un ragazzo, una ragazza. Una giornata a scuola. Di lezione in lezione, di aula in aula i loro pensieri si intrecciano. È forse la prima volta che ci si sente guardati, ricambiati, attesi. Tutto attorno sembra parlare una nuova lingua e tutto somiglia a quello che si sente sbocciare. Forse l'amore, il nuovo lavoro di Sualzo e Silvia Vecchini è un racconto delicato, intelligente, autentico, che si inserisce nella quotidianità di due adolescenti restituendoci con efficacia le loro riflessioni, le loro reazioni, i loro pensieri, il loro primo e timido approccio a nuove situazioni e nuovi sentimenti.

Recensione:
Edito da Tunuè, ammetto che il lato romantico (e per la maggior parte ben nascosto) che c'è in me mi ha spinto a voler leggere questa opera con curiosità.
Con i testi di Silvia Vecchini e le illustrazioni di suo marito Sualzo, nella sua totale semplicità, "Forse L'amore" colpisce per la sua assoluta delicatezza.
Una piccola poesia, un inno all'amore, raccontato in modo semplicissimo, con immagini di vita di tutti i giorni, ma che descrivono in modo chiaro e realistico un sentimento che travolge tutti.
L'albo è breve, i testi pure, le illustrazioni hanno tratti delicati e tinte color pastello che ben si accompagnano alle parole dei due autori.
Per i romantici e non, questa grapich novel è un piccolo gioiellino che ci ricorda come le cose semplici vengano amplificate quando sboccia l'amore, come tutto prenda una forma e dei colori diversi quando ci sentiamo bene e i gesti più banali diventano una magia.

"Forse l'amore è un cuore in battaglia,
felice,
già arreso"

Dal grande schermo

Recensione "It - capitolo due" - il clown non fa più paura

12.9.19


Titolo: It - Capitolo 2
Regia: Andy Muschietti
Anno: 2019
Paese: Usa
Cast:  Bill SkarsgÃ¥rd, Jessica Chastain, James McAvoy, Bill Hader, Jay Ryan, Isaiah Mustafa, Will Beinbrink

Recensione:
Nella recensione della prima parte del film vi avevo confessato che, nonostante le mie remore iniziali riguardo questo remake - ma in realtà riguardo un po' tutti i remake - la nuova versione di questo classico dell'horror non mi era dispiaciuta.
Ad essermi piaciuto, in realtà era stato più che altro il modo in cui il regista aveva messo in scena il legame d'amicizia tra i protagonisti e che avevo apprezzato maggiormente rispetto alla miniserie del 1990.
Ho apprezzato, quindi, qui, la presenza di flashback che hanno permesso agli attori più giovani di comparire anche questa volta, al fianco delle loro controparti adulte, e sì, la lista delle cose che ho apprezzato di questo film in pratica si ferma lì.

Per questo capitolo, se i giovani attori erano perlopiù sconosciuti (a parte Mike di Stranger Things), il cast è davvero stellare. Abbiamo nomi altisonanti quali James McAvoy e Jessica Chastain.
Il fermento per questo secondo film, era quindi alle stelle perchè a dispetto delle aspettative bassissime, la prima parte era riuscita a convincere il pubblico, complice il fatto che lo stesso Stephen King aveva collaborato e dato la propria approvazione al progetto.
Ebbene, io devo ammettere a malincuore che questo film non solo non mi è piaciuto, ma l'ho proprio detestato, e ora vi spiego il perchè.

Premetto che io il libro non l'ho letto, quindi non so dirvi quanto questa, ma anche la versione del '90 siano fedeli alla storia raccontata da King, che è ricordiamo  basata su un libro di più di 1000 pagine quindi dei tagli sono stati d'obbligo anche per un film diviso in due parti.

Questo secondo capitolo, infatti, non può essere preso come un seguito, ma un vero e proprio proseguimento della storia, che riparte 27 anni dopo la fine del primo, con la banda dei perdenti ormai adulta. Ognuno con proprie carriere e famiglie, tutti dispersi e persi di vista, ma che al richiamo di Mike, l'unico rimasto a Derry, accorrono nella loro cittadina natale.
Partendo dal presupposto che, appunto non sono in grado di capire quanto di questo film sia effettivamente opera di King, parecchie cose mi hanno fatto storcere il naso.
Tutta la parte del rituale, per esempio, se da un lato l'ho trovata troppo semplicistica, dall'altra anche molto fantasiosa e poco credibile. E ci stà, voglio dire, non siamo certo di fronte ad una storia vera, ma la pellicola è poi tutta un'accozzaglia confusa di scene splatter, miste a gag che puntano al sarcastico, perlopiù grazie al personaggio di Richie come nella versione del '90, ma che qui stonano un po' vista l'esagerazione di tutto il film.
Tre ore, che risultano davvero troppe per il mio parere, visto il malfunzionamento della storia.

Ridicolo, quasi imbarazzante,  il clown che terrorizza, non fa più paura a nessuno, se almeno nel primo capitolo risultava grottesco, nonostante il lavoro di trucco e parrucco sia qui uguale, ha però perso totalmente quel poco di smalto che aveva e che rendeva inquietante il film precedente. Effettivamente Pennywise in quanto clown appare anche per poche scene, sostituito invece da altre sue versioni che risultano quasi esilaranti, dalla vecchietta al cagnolino, per fare giusto due esempi, ma tutte le sue apparizioni sono davvero "troppo", non so come dire... scene slegate tra loro che vantano solo la qualità del cercare di puntare allo stomaco dello spettatore ma che alla sottoscritta non hanno minimamente toccato. Il problema è che risultano appunto davvero esagerate. Non c'è stata una scena in qui abbia avuto mezzo sussulto, mezzo brivido o abbia pensato anche solo per un attimo "Oddio che succederà ora?"
Nulla.
Tre ore di noia, sbadigli, non un minimo attimo di terrore, di temperatura che cala, di tensione che aumenta...i film horror ben fatti stanno tutti nei dettagli, nella musica giusta nei punti giusti, nei giochi di luce, nelle ambientazioni inquietanti, nei silenzi... qui non c'è assolutamente nulla.

E il finale? Mi trattengo dal dire quello che penso semplicemente perchè non vorrei insultare l'opera di King, ma se rispecchia quello del libro, beh...credo che non lo leggerò mai. 
Mi sono chiesta, ma cosa sto guardando? Ma come è possibile?
Come può essere che il clown che ha terrorizzato generazioni su generazioni finisca, svanisca in modo così semplice, fantasioso, surreale, assolutamente ridicolo? Giuro, io ho riso sul finale!

Anche i flashback risultano un po' scollegati al contesto, nel senso che dal punto di vista temporale, ripensandoci, si inseriscono a fatica rispetto la storia vista nel primo capitolo e poi ho anche trovato i giovani perdenti un po' spenti rispetto al primo film. Quindi sì, il punto a favore di questo remake, ovvero il legame dei protagonisti, viene in queste tre ore indebolito, anche se per carità, i perdenti adulti ci provano eh! Sugli attori in realtà non ho nulla da dire, nel senso che il loro lavoro l'hanno fatto egregiamente, è proprio tutto il contesto che sta loro attorno ad aver rovinato completamente questo It.
Ho apprezzato però il divertente cameo dell'autore, King, nel ruolo del negoziante, questo sì!

Mentre scrivo questa recensione, (é tutto LIVE ragazzi) scopro che la struttura del romanzo consiste nel partire dall'età adulta e riscoprire poi l'avventura del gruppo, da bambini. In questo modo il finale, pur mantenendo gli stessi toni e quasi la stessa conclusione, rimane comunque una sorpresa. In questo film invece risulta semplicemente un ripetersi dell'epilogo del primo film, con annesso appunto il rito di chud super semplificato rispetto a quello del libro immagino, ma che con i suoi effetti fantastici non funziona affatto e risulta semplicemente inutile e banale. Tagliarlo del tutto forse sarebbe stata la soluzione migliore,  costruendo invece il finale effettivo  in modo un po' più articolato.

Mi rendo conto che non si capisce assolutamente niente  da questa recensione, nel senso che è abbastanza confusionaria, ma ragazzi davvero, sono rimasta così basita dopo queste tre ore di scempio, che ancora fatico a credere che il Pennywise che mi terrorizzava da bambina sia rappresentato come un tenero cucciolo di cane!

Ultima cosa, sbirciando un po' per il web, ho letto svariate recensioni molto positive al riguardo... a questo punto mi viene il dubbio se abbiamo visto lo stesso film!


Valutazione:
♥♥

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