L'acqua del lago non è mai dolce

29.6.22

Titolo: L'acqua del lago non è mai dolce
Autore: Giulia Caminito 
Editore: Bompiani
Anno: 2021
Pagine: 304
Prezzo: 18,00

Trama:
Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

Recensione:
Di questo libro, si è parlato davvero tanto appena uscito, la mia curiosità, come accade sempre con i libri troppo chiacchierati, si era quindi un attimo sopita, in attesa che passasse il momento in cui TUTTI erano alle prese con la sua lettura.
Beh, che dire, un paio di giorni fa mi sono decisa a prenderlo tra le mani ed esattamente un paio di giorni dopo, l'avevo terminato, così, divorato in un sol boccone, divorato in tutti i momenti liberi possibili in cui lo potevo leggere.
Mi ha ricordato un po', nello stile di scrittura e il tipo di storia raccontata, i romanzi di Valentina D'Urbano, e se mi seguite da un po', ben sapete che da quando ho scoperto questa autrice, ho amato follemente e ho letto tutti i suoi romanzi, che sanno esattamente in che punto del mio cuore far leva. Basti ciò, quindi, per dirvi che questo romanzo mi ha colpito e mi è piaciuto assai, ma prima parliamo un po' della sua trama.

Antonia, sembra di primo acchito essere la protagonista di questo romanzo, una mamma di quattro figli, una donna coraggiosa, che nella vita ha poco: un marito costretto sulla sedia a rotelle, una casa minuscola per la sua famiglia numerosa, pochi spiccioli con cui sopravvivere. I servizi sociali sembrano non volerli aiutare, ma lei non è una a cui si può dire di no, quindi con i pochi averi che ha e tutta la famiglia che possiede, riesce a trasferirsi da Roma nei pressi del lago di Bracciano.
La narratrice di questo romanzo, è in realtà sua figlia Gaia, è lei quella di cui seguiremo le vicende più da vicino nel corso del libro, lei che ci parlerà del fratello Mariano, nato da un altro padre, del rigore con cui Antonia fa rigare dritto i figli, dell'impotenza del padre di fronte alla vita, mentre lui è costretto a stare fermo.
Gaia ci racconta cosa vuol dire dover racimolare indumenti di altri, accontentarsi di cose vecchie, già usate, giocare con giocattoli che non sono veri giocattoli, non avere la televisione o il cellulare, mentre i suoi coetanei iniziano a fare mostra dei regali costosi che ricevono.
Gaia mi è piaciuta molto come narratrice, ha una voce limpida, chiara, e con la scorrevolezza della penna dell'autrice ci racconta gioie e dispiaceri (forse più dispiaceri che gioie), fatiche, dolorose rinunce, ingiustizie.

E' una storia dura, cruda, amara, senza mezze misure, che ho letto grazie ad uno stile scorrevole, che ha saputo conquistarmi fin dalla prima pagina.
Ammetto però, che ci sono dei forti MA, che hanno abbassato il mio giudizio finale sul libro.

Per esempio, Gaia ha due fratelli gemelli, ma di loro non sappiamo quasi nulla, rimangono totalmente sullo sfondo quasi appartengano ad una famiglia a sè. Invece, io avrei apprezzato sapere qualcosa in più di loro, ma anche su Mariano, che secondo me sarebbe stato un personaggio molto interessante da ampliare. Stessa cosa per il padre, che rimane sempre sullo sfondo, mentre Antonia è caratterizzata cento, mille volte meglio. Capisco che si voglia far leva proprio sul ruolo delle donne, in questa storia, ma essendo un dramma familiare, un pochino di approfondimenti in più sugli altri membri della famiglia, li avrei apprezzati.

Come ho detto, poi, lo stile di scrittura mi è piaciuto molto, ammetto  però che sulla lunga, sul finale, era arrivato un pochino a stancarmi. Mi spiego: verso la fine del romanzo ho trovato un dilungamento eccessivo, quasi che la stessa Gaia non sapesse più cosa raccontarci, ma l'autrice volesse a tutti i costi andare avanti ancora un po'. Forse, mio assoluto parere eh, la storia avrebbe dovuto esser chiusa un po' prima. Ciò, ha fatto forse perdere un po' di autenticità alla storia, che con qualche pagina in meno e con qualche riscatto in più, sarebbe apparsa più veritiera, più realistica.

In conclusione, quindi, L'acqua del lago non è mai dolce è un libro che va letto, perfetto se cercate una storia drammatica, dai toni aspri e coinvolgente, con un linguaggio incisivo, sappiate però che non è una lettura perfetta, è una storia dura e con poche possibilità di riscatto.

Valutazione:
♥♥♥♥

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