Tratto dal romanzo di Sally Rooney, "Persone Normali", è una serie di cui si parlato tantissimo nell'ultimo periodo, tanto che la curiosità ha avuto la meglio su di me. La serie, composta da 12 episodi, è fatta talmente bene e in modo così veritiero e realistico, da incollare lo spettatore allo schermo nonostante di base, la storia racconti in sè poco nulla. O meglio, non è nulla di eclatante, non ci sono particolari sorprese o colpi di scena, è una vicenda basilare eppure riesce ad incantare dall'inizio alla fine rendendo il prodotto unico e di qualità .
Da tempo non seguivo una serie tv che fosse in grado di prendermi così tanto dal punto di vista emotivo, Normal People è riuscito nell'impresa di tenere il mo cuore stretto in una morsa una puntata sì, e l'altra pure. Viene facile "tifare" per i due protagonisti, gli interpreti di Marianne e Connor hanno una chimica tutta loro e riesce a rendere i loro personaggi estremamente naturali. Lo spettatore si ritrova così a soffrire con loro, a rimpiangere le scelte sbagliate, i cambi di direzione o gli errori che i due giovani commettono episodio dopo episodio.
Un plauso, quindi, ad entrambi gli attori, Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal, giovanissimi, che si sono ritrovati da subito a far parte di un progetto davvero eccellente. Marianne, ha un percorso molto particolare, è una ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno, al contrario di ciò a cui siamo abituati, lei non si trasforma in qualcosa che non è (almeno inizialmente), non si nasconde, anzi ammette i "difetti" che gli altri le attribuiscono e su di essi fa la sua forza, a dispetto di tutto e tutti. Hanno entrambi un percorso interiore lento e complicato, anche grazie al personaggio maschile di Connor ci ritroveremo ad approfondire tematiche estremamente importanti come ad esempio quello della salute mentale. I due hanno molte differenze, economiche e anche in ambito sociale, eppure si ritrovano con lo stesso senso di inadeguatezza, con le altre persone e a volte verso loro stessi.
Valutazione:
♥♥♥♥/e mezzo
Vikings 6a
La storia dei vichinghi sta quasi per giungere al capolinea, in questa prima parte di sesta stagione, composta da 10 puntate, le atmosfere sono forse più calme e smorte rispetto alla precedente.
La storia riprende dopo la battaglia tra i figli di Ragnar, che aveva visto Bjorn come il vincitore. Ivar "Senz'ossa" che negli ultimi episodi aveva fatto dannare tutto e tutti, dopo la sconfitta è molto più "mansueto", ha forse perso un po' del suo smalto, la sua pazzia e crudeltà per quanto estrema, aveva un che di affascinante. In questi episodi abbiamo forse una maggiore introspezione del suo personaggio, a discapito di qualche scena di battaglia. Nel suo nuovo percorso accanto al Principe Oleg, vedremo infatti Ivar stesso sorpreso dalla crudeltà del suo nuovo compagno di battaglia.
Un colpo di scena su tutti regna in queste puntate, un avvenimento che, per quanto abbastanza ovvio, ha saputo in ogni caso sorprendermi, forse un po' per la "banalità " e/o la semplicità in cui è avvenuto il tutto, che ha reso ancora più inaspettatata la cosa.
Hvitserk il fratello che era sempre lasciato da parte, ha un ruolo forse meno marginale in questi episodi (sebbene sempre poco utile alla fin fine, diciamocelo), in quanto il riscatto su Ivar sia la sola cose che ormai lo tenga in vita.
Nel complesso rimane sempre buona la fotografia, la scene d'azione e gli effetti speciali che rendono le lotte e le battaglie sempre ben fatte.
Non ci resta che aspettare l'autunno, per vedere come tutto finirà , nella seconda parte di stagione, ma soprattutto per scoprire dove diavolo sia finito Floki!
Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo
Ho sentito parecchio parlare di questa serie tv, forse e soprattutto dopo la chiusura inaspettata -e per molti ingiusta- avvenuta dopo la seconda stagione e dovuta al calo di ascolti, in quanto considerata da chi l'ha vista, un piccolo gioiellino.
La storia di base è infatti molto particolare, dalle venature sci-fi, 8 personaggi, 8 protagonisti che vivono in parti opposte del mondo eppure si ritrovano mentalmente collegati tra loro.
Differenze etniche e sociali dei protagonisti permettono allo spettatore di immergersi in una storia che vira dai toni polizieschi, trattando poi la tematica lgbtq, fino ad arrivare ad una vera e propria "bollywood".
La telepatia che lega i personaggi è il fulcro centrale della storia, che forse per certi versi è fin troppo semplice (riuscire a salvare gli altri dalle situazioni più estreme, risulta a volte troppo facile per essere credibile). Resta il fatto che quella dei "sensate" sia una storia ben articolata e complessa, costruita dettagliatamente in questi primi 12 episodi in cui gli 8 sono costretti a difendersi con le unghie da chi cerca di approfittare di loro proprio per questa "empatia" di cui sono dotati.
Attendo di vedere come proseguirà la storia, anche per capire se la chiusura della serie sia stata più o meno giustificata!
Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo
Questo anime è talmente conosciuto anche da chi non è avvezzo al genere, che non avrebbe bisogno di presentazioni, ma nel caso abbiate abitato in una caverna negli ultimi anni, sostanzialmente la storia racconta di un "diario" su cui, se si appunta il nome di una persona, questa muore. Va da sè che la cosa sia tanto ambita e attrattiva, quanto pericolosa. Insomma, chi non lo desidererebbe, fosse anche solo per infliggere qualche piccola tortura e riprendersi da qualche ingiustizia?
L'anime, (tratto dal manga scritto da Tsugumi Ōba e illustrato da Takeshi Obata) è composto da 37 puntate, ha saputo incollarmi allo schermo, soprattutto per tutta la prima parte. La storia è di per sè interessantissima, ma ciò che mi ha colpita è quanto si scavi in profondità nella psicologia dei personaggi. Il protagonista, lo sventurato che si ritroverà tra le mani il Death Note è infatti Light/Kira, un ragazzo intelligente, di buona famiglia, poco considerato dai suo compagni, ma dalla mente geniale che prende il ritrovamento del quaderno come una sorta di segno del destino in quanto sente di essere lui il predestinato per far pulizia nel mondo. Suo antipodo è Elle, un ragazzo altrettanto geniale (se non di più) un detective dalla fama mondiale che proprio sulle tracce del malvagio Kira, si ritroverà a collaborare con la polizia.
Sono due personaggi opposti eppure accomunati da un sacco di cose, e questo, unito alla loro astuzia e all'ambiguità di entrambi, che fa funzionare più di tutto la trama. Attorno a loro, abbiamo un sacco di altri personaggi, e devo dire che anche quelli secondari riescono ad emergere nelle loro caratteristiche. Come dicevo, tutta la prima parte mi è piaciuta un sacco, poi però succede il finimondo, un evento inaspettato fa ingolfare un po' il tutto e perdere leggermente attrattiva nella storia che inizia a diventare un poco noiosetta. Sebbene il tutto rimanga ben intrecciato, ho trovato un ritmo più rallentato e in generale la mancanza di approfondimento su determinati punti della storia, una grave mancanza. Come per esempio la parte sovrannaturale e in generale le figure degli shinigami che non solo necessitavano maggiore approfondimento, ma avrebbero proprio reso il tutto ancora più ingegnoso, invece vengono messe un po' troppo da parte, a mio parere, facendo perdere un sacco di potenzialità alla storia
In sostanza, rimangono i personaggi senza dubbio la punta di diamante della storia e la loro caratterizzazione, l'idea di base è originalissima, ma andavano delineati maggiormente alcuni dettagli necessari.
Valutazione:
♥♥♥♥