Dal grande schermo

Maleficient 2 | Weathering with you | Klaus | Un giorno di pioggia a New York

14.1.20

Titolo: Maleficient 2: Signora del male
Regia: Joachim Ronning 
Anno: 2019
Genere: fantastico
Cast: Elle Fanning, Angelina Jolie, Michelle Pfiffer

Trama:
L'imminente matrimonio tra il Principe Filippo e Aurora  è motivo di festeggiamenti in tutto il Regno e nelle terre vicine, poiché le nozze uniranno i due mondi. Ma quando la madre di Filippo, la Regina Ingrith , dichiara  che l'unione tra suo figlio e Aurora farà sì che la ragazza diventi sua, Malefica offesa e infuriata decide di schierarsi contro la regina,
Questa volta la sua amata figlioccia si opporrà a lei, rimanendo accanto a Filippo e mettendo in discussione il legame con la madrina.
Inoltre, un incontro inaspettato darà inizio a una nuova alleanza, grazie alla quale scenderanno in campo potenti forze oscure...

Recensione:
Il numero uno non era male, a dispetto delle aspettative, ma nulla a che vedere con la Malefica conosciuta nella storia della Disney, se è questo che vi aspettate. Se preso come storia a sè stante, quindi, era anche un buon prodotto. Fatta questa premessa, il seguito è altrettanto ben fatto, soprattutto dal punto di vista visivo ed effetti speciali.
La Jolie davvero bellissima, la Fanning altrettanto, la Pfiffer algida e credibile quanto basta. 
In questo secondo (e spero ultimo) capitolo, Malefica pare giovare dal riappacificamento con Aurora, almeno fino a che essa annuncia le sue nozze con il Principe Filippo. E se per nessuna madre, un ragazzo è all'altezza della propria figlia, e se la matrigna in questione è anche una strega potente, un demone alato dall'arrabbiatura facile, figuriamoci se la futura suocera gli spiattella senza mezze misura che una volta uniti i due giovani, Aurora diventerà di sua proprietà...
Come vi aspettate che reagisca, la malefica Maleficient?
Fulmini e saette, il regno, che non aveva in realtà mai smesso, torna ad avere paura di lei e tanti saluti alla pace sperata da Aurore...

Forse troppo lento in alcuni punti, troppo scontato, non è per niente difficile capire chi è il vero cattivo, e cosa ha intenzione di fare, ma è comunque una pellicola piacevole da vedere. La Fanning forse unica attrice credibile in un ruolo così angelico, è però un po' troppo ingenua, il principe senza verve, il re altrettanto senza nerbo, insomma,m sulla caratterizzazione dei personaggi si poteva fare di meglio, anche perchè pensando al classico Disney (non so come mai, lo ammetto), Filippo era l'unico principe (azzurro o meno) che mi piacesse!
Ma a parte questo è tutto sommato godibile, ripeto la parte grafica, scenografica, effetti speciali, azione e scene di combattimento sono ben fatte, nulla da dire. Riscontri al botteghino più che favorevoli, spero però ci si fermi qui, sia per il finale più che adeguato per mettere un punto alla storia, sia perchè il troppo stroppia, lo sappiamo bene, e un terzo tentativo con tanto di pargoletti e una Malefica nei panni della nonna, risulterebbe fin troppo azzardato!
Valutazione:
♥♥♥

Titolo: Weathering with you - La ragazza del tempo
Regia: Makoto Shinkai
Paese: Giappone
Anno: 2019
Genere: animazione

Trama:
Il film vede protagonista Hodaka che, durante l’estate del suo primo anno di liceo, fugge dalla sua remota isola natale per rifugiarsi a Tokyo. Qui, Hodaka si ritroverà ben presto ad affrontare i propri limiti sia finanziari che personali. L’incontro con Hina, una ragazza brillante e volitiva, cambierà però il corso degli eventi perché la giovane possiede un’abilità strana e meravigliosa: il potere di fermare la pioggia e far risplendere il sole…

Recensione:
Dopo Your Name e 5 cm al secondo, un paio di mesi fa è tornato al cinema Makoto Shionkai con una nuova storia.
La ragazza del tempo in questione è Hina che con i suoi poteri riesce a governare le condizioni atmosferiche, favorendo così diversi accadimenti. Sulla sua strada incrocia Hokada, uno studente universitario capitato a Tokyo in cerca di lavoro. Assunto in una "redazione" se così si può definire, che si occupa di occulto e fatti misteriosi, Hokada trova in Hina una "portatrice di sereno", e decide così di approfondire il misterioso potere della ragazza.
Weathering with you è un film carinissimo, ben fatto, dove la storia  viene costruita bene, è piacevole, divertente ed emozionante quanto basta.
La pioggia scrosciante che invade Tokyo come una minaccia funerea e inarrestabile fa a gara con la speranza, con i raggi di luce creati da Hina, che con la sua solarità e la sua spensieratezza, mette anima e corpo nel suo ruolo e nel portare avanti la sua vita, vivendola al massimo.
Makoto Shinkai mette così in campo ancora una volta, una storia carica di emozioni, che trascina lo spettatore in una pellicola sentimentale ed intensa. 
Anche dal punto di vista visivo, la Tokyo della storia risulta realistica, decisa nei tratti, tenue nei colori, con l'aggiunta di una colonna sonora perfetta nei punti giusti

Diciamo però, che da questo ritorno mi aspettavo qualcosina in più, sia dal punto di vista narrativo che dall'animazione, bellissima visivamente, ripeto, ma a mio parere un gradino sotto agli altri  due lavori dell'autore. O forse il problema è che Your Name è proprio impossibile da superare, anche per lo stesso creatore della storia.
Valutazione:
♥♥♥


Titolo: Klaus
Regia: Sergio Pablos
Paese: Spagna
Anno: 2019
Genere: animazione

Trama:
Racconta la storia di Jesper, il peggiore studente dell'Accademia delle Poste. Per redimere la sua pessima reputazione gli viene offerta un'opportunità: consegnare la posta in uno sperduto villaggio, Smeerensburg, sito su un'isola ghiacciata del freddo nord, al di là del Circolo Polare Artico. Qui nessuno ha voglia di scambiare lettere né qualche chiacchiera, anzi gli abitanti del posto sono molto schivi.
Jesper sta per desistere nella sua ricerca, quando incontra Alva, un'insegnante locale che gli offre il suo aiuto, e conosce il falegname Klaus, che conduce la sua esistenza in una baita, dove realizza giocattoli.

L'amicizia nata tra Jesper e il falegname riporterà l'allegria nel posto e la nascita di una nuova tradizione, fatta di magia e generosità. È così che in un paesino dove i sentimenti sembrano ghiacciati, le persone scopriranno che a un semplice atto di gentilezza ne consegue sempre un altro più grande.

Recensione:
Non sono una grandissima appassionata di film o cartoni animati a tema natalizio, ma i film d'animazione sono tra i film che preferisco guardare e di Klaus se n'è parlato così bene nelle scorse settimane, che sono stata molto incuriosita dalla storia.
A dare la voce del protagonista, il giovane Jasper, poi, è Marco Mengoni, un plus insomma, ad un cartone che, in effetti, funziona parecchio bene.
Il giovane Jasper di inizio film è uno scansafatiche, frequenta con ben poca voglia una scuola per postini, fino a che per "punizione" viene spedito in un paesino disperso nel nulla, in cui di lettere non se ne vede mezza.
Lì, tra gente scorbutica e continuamente in disaccordo tra loro, nel folto della foresta inizia un'avventura che porta nuova luce ai bimbi del villaggio.
Il film è fatto molto bene, sia dal punto di vista dell'animazione che, e soprattutto nella trama. I tratti dei personaggi sono semplici, ma non mancano di dettagli, l'ambientazione inizialmente grigia e triste si colora via via che la storia ingrana diventando più vivace e raccontando appunto le radici di una tradizione aspettata oggi ogni 25 dicembre.
Così Klaus, percorre appunto la "nascita" della figura di Babbo Natale, ma lo fa raccontando l'inizio di un'amicizia strampalata e bizzarra, che ha in sè una coppia di personaggi diversissimi tra loro, che hanno delle storie profonde e toccanti, com'è toccante il finale della pellicola.
Il film narra però anche di un villaggio e di famiglie che si fanno la lotta, un villaggio in cui non c'è spazio per le risate e il buonumore o semplicemente un pizzico di avventura, così l'arrivo di Jasper, per quanto musone e poco volenteroso, porta una ventata di aria fresca nel paesino.
Insomma, un film  d'animazione divertente e originale, natalizio, adorabile e portatore di buoni insegnamenti.
Valutazione:
♥♥♥

Titolo: Un giorno di pioggia a New York
Regia: Woody Allen
Paese: USA
Anno: 2019
Genere: commedia
Cast: Timothée Chamalet, Elle Fanning, Selena Gomez, Diego Luna, Liev Schreiber, Jude Law

Trama:
Un giorno di Pioggia a New York, racconta la storia di una coppia di giovani innamorati, Gatsby e Ashleigh . I due arrivano nella Grande Mela perché la ragazza è riuscita a ottenere un'intervista con Roland Pollard un regista in crisi. La coppia ne approfitta per trascorrere un weekend spettacolare insieme nella grande città o almeno questa era l'intenzione iniziale.
 L'incontro con Pollard si rivela una grande occasione per la giornalista in erba, Ashleigh si vede costretta ad annullare tutti i piani con Gatsby.

Recensione:
L'osannato Timothée Chamalet, dopo il suo esordio in Chiamami col tuo nome, si è trovato con la strada spianata verso il successo. Il suo look un po' da dandy, ma la faccia dal ragazzino poi non tanto belloccio secondo i canoni, ma dal fascino comunque intrinseco, mette in mostra qui la sua chioma spettinata in un ruolo che a parer mio gli calza a pennello.
Gatsby è un giovane innamorato, un po' bizzarro, un po' sentimentale, sogna con la sua bella Elle Fanning un week-end perfetto a New York, peccato che il lavoro di lei finisca per rovinare e mandare in frantumi tutto.
La dolce Elle, anche in un ruolo così ingenuo e sognatore che di norma mi avrebbe dato il nervoso, riesce con il suo dolcissimo viso a rendermelo piacevole quel tanto che basta da non detestare Ashleigh per tutto il film. Andare a caccia di scoop va bene, inseguire il sogno di una carriera giornalistica, anche, ma fino ad un certo punto eh che  poi Chamalet ti sfugge di mano!
Woody Allen mette in scena una pellicola sentimentale, funzionale, dai toni grigi come la pioggia che scroscia in una New York fradicia che può risultare comunque romantica, con la persona giusta. Mette in scena l'amore acerbo tra due giovani con le idee decise ma forse un tantino incompatibili, due attori famosi e ottimi nelle loro parti protagoniste, con l'aggiunta di tanti nomi noti, che vanno da Diego Luna a Selena Gomez, fino a  Liev Schreiber regista altamente in crisi che rischia di essere la miccia di una bomba.
Il regista mette in luce l'amore per la sua New York, ma anche per l'arte, per le cose belle, che non sempre hanno bisogno di sole e lucentezza per splendere, spesso si nascondono negli angoli bui ed hanno solo bisogno di essere scoperte.
Un giorno di pioggia a New York, che forse trovate ancora in qualche sala cinematografica, mi è piaciuto molto, l'ho trovato piacevole, a tratti divertente e frizzante, l'interpretazione dei due protagonisti è stata abbastanza convincente da avermi fatto piacere un film che di norma avrei evitato (sono stati proprio i nomi dei due attori ad attirarmi dal vederlo).
Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo

Dal grande schermo

Frozen 2 - Il segreto di Arendelle

19.12.19

Titolo: Frozen 2 - Il segreto di Arendelle
Paese: Usa
Anno: 2019
Genere: animazione
Doppiaggio: Serena Autieri, Serena Rossi, Enrico Brignano, Paolo De Santis

Trama:
Sono trascorsi 3 anni dagli eventi di Frozen - Il Regno di Ghiaccio e Arendelle sembra aver ritrovato la pace. Elsa ha ormai imparato a governare i suoi straordinari poteri, mentre Anna Ã¨ felice di aver trovato in Kristoff l'amore che tanto sognava. Tuttavia, la tranquillità del regno è destinata a essere turbata da una nuova minaccia proveniente dal passato. Mentre le due sorelle, Olaf, Kristoff e l'alce Sven stanno giocando, Elsa viene improvvisamente distratta da un canto misterioso che proviene dalla foresta e che solo lei riesce a sentire. Decide di ritirarsi nella sua stanza per riposare, ma Anna, preoccupata per il suo strano comportamento, la raggiunge rassicurandola con la dolce ninna nanna che la madre, la regina Irada, cantava loro quando erano bambine.
Ma quella voce angelica che non smette di tormentarla, finisce per risvegliare in lei poteri legati ad alcuni spiriti incantati, gli stessi con cui suo padre si era confrontato molti anni prima durante una battaglia nella foresta. Quando tutti gli elementi (fuoco, acqua, vento e terra) si abbattono sulla città di Arendelle, Elsa e i suoi compagni d'avventura decidono di dirigersi a nord, verso un nuovo regno dove domina l’autunno, per scoprire la causa della morte dei suoi genitori e l'origine del suo incredibile dono.


Recensione:
Atteso per mesi, ma che dico, da molti per anni, finalmente arrivato lo scorso 27 novembre nelle sale cinematografiche, ha già registrato incassi record, perchè piace a grandi e piccini.
Ancora una volta al centro della storia il rapporto tra le due sorelle, dopo il disastro combinato da Elsa nel primo film, ma poi sistemato, le troviamo qui ad inizio film allietate da un'aria più gioiosa, armoniosa e leggera.
Le porte sono state aperte, Arendelle sembra apparentemente in pace, se non che, dopo poche scene, si avverte un pericolo, che porterà le due sorelle e i loro amici nuovamente in viaggio per un'avventura che questa volta scava nel passato della loro famiglia e alla scoperta della loro origini.  

Personalmente non sentivo il bisogno di un Frozen 2, a mio parere la storia del primo film poteva benissimo rimanere autoconclusiva, ma è una di quelle cose che, visto il fermento, si finisce obbligatoriamente per desiderare di vedere. E sì, tutto sommato questo secondo capitolo non mi è dispiaciuto.
La colonna sonora, è forse meno orecchiabile rispetto al primo film, ma anche per quello mi ci era voluto più di un ascolto per apprezzare appieno le canzoni, quindi non  rinnego l'ipotesi che anche in questo caso le cose possano andare così, ma forse avrei evitato qualche parte cantata di troppo e mi sarei concentrata più su altro. In particolar modo la canzone di Kristoff per Anna, l'ho trovata davvero ridicola, non sono riuscita ad apprezzarla come simpatica, o divertente, ma mi ha proprio infastidita per quanto melensa!
Complessivamente però, tutte le gag del film i sono piaciute molto, e per questo dobbiamo senza dubbio ringraziare il personaggio di Olaf in particolare, ma anche di Anna perchè, dite quello che volete, Elsa, senza Anna non va proprio da nessuna parte.
Le due protagoniste sono ancora una volta bellissime, invidiabili, selvagge, e ovviamente pericolosamente sul filo del rasoio.

Il finale è piuttosto scontato, la risoluzione del mistero è facilmente intuibile dopo poche scene, ma ho trovato comunque il film abbastanza piacevole, nonostante pecchi di qualche difetto.

Bellissime le ambientazioni che variano un po' mettendo al centro dell'attenzione una meravigliosa foresta autunnale, oltre che al solito ghiaccio e gelo, e interessante anche lo scavare alle radici del potere di Elsa, ancora una volta portata a farsi continue domande sulla sua vera natura e sulla portata dei suoi poteri.
Il viaggio che il gruppo compie, diventa così una sorta di metafora nei confronti della propria personalità, la ricerca di sè stessi e l'accettazione dei propri limiti.
Ottime ancora una volta Serena Autieri e Serena Rossi, rispettivamente le doppiatrici di Elsa e Anna, alle prese con doti canore non da poco.

Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo

Dal grande schermo

Recensioni: "Your Name" e "5 cm al secondo"

1.10.19

Buongiorno lettori!
In occasione dell'arrivo nelle sale cinematografiche di  "Weathering with you", il nuovo film di Makoto Shinkai in uscita il 14, 15 e 16 ottobre, ho deciso oggi di parlarvi di due film precedenti di questo regista e fino ad ora i due soli che ho visto (ho già "Il giardino delle parole" pronto, ma non sono riuscita a vederlo prima di preparare il post).
Vi parlo brevemente dei due film, e vi lascio sotto una considerazione generale su queste due opere, che penso possa valere anche per gli altri lavori di Shinkai, se sono simili a queste due storie.

Trama (presa da Coming Soon):
Protagonisti di 5 Cm al secondo sono Takaki e Akari, due studenti delle scuole elementari uniti da una comune passione per i libri.
Quando la ragazza si trasferisce, i due amici sono costretti a tenersi in contatto solo attraverso uno struggente scambio epistolare. Così, qualche tempo dopo, Takaki decide di intraprendere da solo un lungo viaggio per incontrare per l’ultima volta la sua amica, durante una sera d’inverno...

Recensione:
Il film è diviso in tre episodi in cui vediamo l'amicizia tra i due protagonisti, evolversi negli anni.
Il primo episodio, intitolato "Il capitolo dei fiori di ciliegio", vediamo i due amici separarsi e iniziare la loro struggente corrispondenza. Quando Takaki Ã¨ costretto a trasferirsi, i due giovani decidono di incontrarsi un'ultima volta, ma il viaggio a causa di una fortissima nevicata, sembra congiurare contro i due ragazzi.

Nel secondo episodio, chiamato "Cosmonauta" vediamo Takaki corteggiato da una compagna di scuola, colpita dalla gentilezza del ragazzo e dalla sua tristezza.
L'ultimo capitolo, invece, "5 cm al secondo", appunto, vediamo l'epilogo della storia tra i due ragazzi.

Il film uscì nel 2007 in Giappone, seconda opera di Makoto Shinaki, considerato l'erede di Hayao Miyazaki, fondatore dello Studio Ghibli. Il film fu presentato in Italia nel 2008, durante il  Future Film Festival e vinse il premio come miglior lungometraggio d'animazione con effetti speciali.

La pellicola si apre subito con delle inquadrature che fanno intuire allo spettatore la profondità della storia cui si trovi di fronte, con Takaki e Akari che sono in procinto di separarsi, da un legame  nato tra i banchi di scuola, visti un po' come due emarginati, i due ragazzi si sono legati fin da subito in una tenera amicizia. 
Il film dura poco più di un'ora e riesce a mettere in luce con una certa eleganza un affetto profondo. Come ci insegna Akari nella primissima scena, 5 cm al secondo è la velocità con cui cadono i petali dei fiori di ciliegio durante la loro fioritura, simbolo nipponico per eccellenza, ma che preannuncia anche in qualche modo il finale agrodolce che suscita parecchia malinconia.
La prima parte del film è caratterizzata dai colori poetici e pastello dei fiori di ciliegio e dalla bruma invernale, la seconda parte mescola invece toni più caldi a varianti più fredde, che ben si accompagnano all'evolversi della storia.
Il film scorre piuttosto lentamente, ma vista la breve durata della pellicola, e anche la "divisione" in tre parti, scorre piacevolmente, anche se ammetto che avrei preferito qualcosa in più nel finale (che vi devo dire, evidentemente sotto sotto sono romantica).
Valutazione:
♥♥♥♥

Trama (presa da Coming Soon):
Il film ci accompagna nella vita di Mitsuha e Taki. Mitsuha è una studentessa che vive in una piccola città rurale e desidera trasferirsi a Tokyo, nella grande metropoli dove ogni sogno si può realizzare. Taki è uno studente di liceo che vive proprio a Tokyo, ha un lavoro part-time in un ristorante italiano, ma vorrebbe lavorare nel campo dell'arte o dell’architettura. Una notte, Mitsuha sogna di essere un giovane uomo, si ritrova in una stanza che non conosce, ha nuovi amici e lo skyline di Tokyo si apre dinnanzi al suo sguardo. Nello stesso momento Taki sogna di essere una ragazzina che vive in una piccola città di montagna che non ha mai visitato. Ma quale sarà il segreto che si cela dietro questi strani sogni incrociati?

Recensione:
In uno dei più recenti lavori di Shinkai, vediamo intrecciarsi le vite di due ragazzi, Mitsuha e Taki. La prima vive in una piccola cittadina rurale, mentre Taki è uno studente di Tokyo. I due iniziano a sognare di essere l'uno nel corpo dell'altro, ma è tutto così reale e palpabile che ben presto i due iniziano a capire che forse non si tratta solo di sogni, e il desiderio di capirne di più su questa situazione, diventa sempre più necessario. I due trovano così il modo di scambiarsi dei messaggi nella speranza di trovare il modo di incontrarsi.

Fin dalle prime inquadrature, Shinkai fa percepire allo spettatore come il legame tra i due protagonisti abbia in sè qualcosa di magico. Alla base della loro storia vi sono principalmente il tempo, che ha un ruolo fondamentale e il destino. E' facile riconoscersi nei due giovani ragazzi, con le loro paure e i loro dubbi, Shinkai riesce a caratterizzarli benissimo, regalandoci anche qualche momento comico, grazie agli scambi di personalità tra i due, in cui vediamo l'esistenza di più linee temporali, in questa storia che va oltre tempo e spazio.

Le ambientazioni sono varie, passiamo dalla città urbana e frenetica, ai paesaggi campestri, tranquilli, ma che non hanno niente di noioso, così lo spettatore spazia a 360° nella storia.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista.  La pellicola è stata campione al box office giapponese, riuscendo a superare addirittura "La città incantata".
Ammetto di essere rimasta piacevolmente colpita da questa pellicola da cui non mi aspettavo niente di che, ma che invece cattura fin dalle prime inquadrature, con questo intreccio di vite che viene costruito in maniera ottima.
Valutazione:
♥♥♥♥/ e mezzo

Considerazioni generali:
Con questi due film, si evince come la parte "sentimentale" sia un po' il filone nelle storie di Shinkai, che non mette in mostra però sentimentalismi sdolcinati e banali, ma bensì storie lineari  che racchiudono in sè qualcosa di assolutamente magico. Percepiamo l'amore e il legame tra i protagonisti attraverso le loro parole e i loro gesti, mai in maniera esplicita, ma attraverso le piccolezze, così lo spettatore intuisce il legame tra i due in maniera autonoma.

I protagonisti hanno un certo spessore, il regista si concentra però solamente su di loro, lasciando i personaggi secondari invece poco caratterizzati. E' facile entrare in empatia con i suoi personaggi, per le loro difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, spesso repressi, solitari o semplicemente pieni di insicurezze. Sono proprio loro le voci narranti di questi capolavori, così viene messo chiaramente in luce ciò che il personaggio pensa, vede e sente.
Se il tempo è un elemento importante, lo sono anche i flashback, e l'utilizzo delle musiche, che aiutano perfettamente il lavoro nel sottolineare i momenti di dramma e tristezza.

Ma parliamo ora delle ambientazioni, probabilmente il vero gioiello delle opere di Shinkai. Ci troviamo di fronte a dei veri dipinti in movimento, fotografie perfette e meravigliose di paesaggi che risultano assolutamente realistici. Non sono semplicemente uno sfondo, ma veri protagonisti, con la particolarità dei colori, delle sfumature, dei tratti delicati e poetici che ci fanno sognare ad occhi aperti queste distese di tonalità e luce e dettagli così vividi da sembrare tangibili.
I punti quindi a favore di queste opere sono le fragilità dei personaggi, che li rendono estremamente realistici nonostante si trovino anche in contesti particolari, la potenza dei colori e le sfumature nelle ambientazioni, i tratti sentimentali e l'importanza dei dettagli.

Se cercate delle storie che raccontano di fragilità, di una bellezza toccante, questi piccoli grandi capolavori di Shinkai fanno al caso vostro, per perdervi per qualche ora, in un mondo che unisce il fantastico ad emozioni appassionanti, attraverso una sensibilità poetica.

Vi lascio il trailer del prossimo film in uscita, "Weathering with you":


Dal grande schermo

Recensione "It - capitolo due" - il clown non fa più paura

12.9.19


Titolo: It - Capitolo 2
Regia: Andy Muschietti
Anno: 2019
Paese: Usa
Cast:  Bill SkarsgÃ¥rd, Jessica Chastain, James McAvoy, Bill Hader, Jay Ryan, Isaiah Mustafa, Will Beinbrink

Recensione:
Nella recensione della prima parte del film vi avevo confessato che, nonostante le mie remore iniziali riguardo questo remake - ma in realtà riguardo un po' tutti i remake - la nuova versione di questo classico dell'horror non mi era dispiaciuta.
Ad essermi piaciuto, in realtà era stato più che altro il modo in cui il regista aveva messo in scena il legame d'amicizia tra i protagonisti e che avevo apprezzato maggiormente rispetto alla miniserie del 1990.
Ho apprezzato, quindi, qui, la presenza di flashback che hanno permesso agli attori più giovani di comparire anche questa volta, al fianco delle loro controparti adulte, e sì, la lista delle cose che ho apprezzato di questo film in pratica si ferma lì.

Per questo capitolo, se i giovani attori erano perlopiù sconosciuti (a parte Mike di Stranger Things), il cast è davvero stellare. Abbiamo nomi altisonanti quali James McAvoy e Jessica Chastain.
Il fermento per questo secondo film, era quindi alle stelle perchè a dispetto delle aspettative bassissime, la prima parte era riuscita a convincere il pubblico, complice il fatto che lo stesso Stephen King aveva collaborato e dato la propria approvazione al progetto.
Ebbene, io devo ammettere a malincuore che questo film non solo non mi è piaciuto, ma l'ho proprio detestato, e ora vi spiego il perchè.

Premetto che io il libro non l'ho letto, quindi non so dirvi quanto questa, ma anche la versione del '90 siano fedeli alla storia raccontata da King, che è ricordiamo  basata su un libro di più di 1000 pagine quindi dei tagli sono stati d'obbligo anche per un film diviso in due parti.

Questo secondo capitolo, infatti, non può essere preso come un seguito, ma un vero e proprio proseguimento della storia, che riparte 27 anni dopo la fine del primo, con la banda dei perdenti ormai adulta. Ognuno con proprie carriere e famiglie, tutti dispersi e persi di vista, ma che al richiamo di Mike, l'unico rimasto a Derry, accorrono nella loro cittadina natale.
Partendo dal presupposto che, appunto non sono in grado di capire quanto di questo film sia effettivamente opera di King, parecchie cose mi hanno fatto storcere il naso.
Tutta la parte del rituale, per esempio, se da un lato l'ho trovata troppo semplicistica, dall'altra anche molto fantasiosa e poco credibile. E ci stà, voglio dire, non siamo certo di fronte ad una storia vera, ma la pellicola è poi tutta un'accozzaglia confusa di scene splatter, miste a gag che puntano al sarcastico, perlopiù grazie al personaggio di Richie come nella versione del '90, ma che qui stonano un po' vista l'esagerazione di tutto il film.
Tre ore, che risultano davvero troppe per il mio parere, visto il malfunzionamento della storia.

Ridicolo, quasi imbarazzante,  il clown che terrorizza, non fa più paura a nessuno, se almeno nel primo capitolo risultava grottesco, nonostante il lavoro di trucco e parrucco sia qui uguale, ha però perso totalmente quel poco di smalto che aveva e che rendeva inquietante il film precedente. Effettivamente Pennywise in quanto clown appare anche per poche scene, sostituito invece da altre sue versioni che risultano quasi esilaranti, dalla vecchietta al cagnolino, per fare giusto due esempi, ma tutte le sue apparizioni sono davvero "troppo", non so come dire... scene slegate tra loro che vantano solo la qualità del cercare di puntare allo stomaco dello spettatore ma che alla sottoscritta non hanno minimamente toccato. Il problema è che risultano appunto davvero esagerate. Non c'è stata una scena in qui abbia avuto mezzo sussulto, mezzo brivido o abbia pensato anche solo per un attimo "Oddio che succederà ora?"
Nulla.
Tre ore di noia, sbadigli, non un minimo attimo di terrore, di temperatura che cala, di tensione che aumenta...i film horror ben fatti stanno tutti nei dettagli, nella musica giusta nei punti giusti, nei giochi di luce, nelle ambientazioni inquietanti, nei silenzi... qui non c'è assolutamente nulla.

E il finale? Mi trattengo dal dire quello che penso semplicemente perchè non vorrei insultare l'opera di King, ma se rispecchia quello del libro, beh...credo che non lo leggerò mai. 
Mi sono chiesta, ma cosa sto guardando? Ma come è possibile?
Come può essere che il clown che ha terrorizzato generazioni su generazioni finisca, svanisca in modo così semplice, fantasioso, surreale, assolutamente ridicolo? Giuro, io ho riso sul finale!

Anche i flashback risultano un po' scollegati al contesto, nel senso che dal punto di vista temporale, ripensandoci, si inseriscono a fatica rispetto la storia vista nel primo capitolo e poi ho anche trovato i giovani perdenti un po' spenti rispetto al primo film. Quindi sì, il punto a favore di questo remake, ovvero il legame dei protagonisti, viene in queste tre ore indebolito, anche se per carità, i perdenti adulti ci provano eh! Sugli attori in realtà non ho nulla da dire, nel senso che il loro lavoro l'hanno fatto egregiamente, è proprio tutto il contesto che sta loro attorno ad aver rovinato completamente questo It.
Ho apprezzato però il divertente cameo dell'autore, King, nel ruolo del negoziante, questo sì!

Mentre scrivo questa recensione, (é tutto LIVE ragazzi) scopro che la struttura del romanzo consiste nel partire dall'età adulta e riscoprire poi l'avventura del gruppo, da bambini. In questo modo il finale, pur mantenendo gli stessi toni e quasi la stessa conclusione, rimane comunque una sorpresa. In questo film invece risulta semplicemente un ripetersi dell'epilogo del primo film, con annesso appunto il rito di chud super semplificato rispetto a quello del libro immagino, ma che con i suoi effetti fantastici non funziona affatto e risulta semplicemente inutile e banale. Tagliarlo del tutto forse sarebbe stata la soluzione migliore,  costruendo invece il finale effettivo  in modo un po' più articolato.

Mi rendo conto che non si capisce assolutamente niente  da questa recensione, nel senso che è abbastanza confusionaria, ma ragazzi davvero, sono rimasta così basita dopo queste tre ore di scempio, che ancora fatico a credere che il Pennywise che mi terrorizzava da bambina sia rappresentato come un tenero cucciolo di cane!

Ultima cosa, sbirciando un po' per il web, ho letto svariate recensioni molto positive al riguardo... a questo punto mi viene il dubbio se abbiamo visto lo stesso film!


Valutazione:
♥♥

Dal grande schermo

Recensione "Il Re leone" - quando il re torna a ruggire

28.8.19

Titolo: Il Re leone
Anno: 2019
Paese: Usa
Regia: Jon Favreau
Voci: Marco Mengoni, Elisa, Luca Ward, Massimo Popolizio, Edoardo Leo, Stefano Fresi

Recensione:
Come ogni persona che si rispetti, anche io sono cresciuta a suon di film d'animazione Disney (se non vi piacciono siete delle brutte persone, sappiatelo!) e come un po' tutti, ho pianto senza lacrime - perchè da bambini sia piange solo per motivi più seri come "Voglio assolutamente la casa di Barbie, mamma perchè sei così crudele e non me la compri?" per la morte di Mufasa.
La ventata di live action approdata sul grande schermo negli ultimi anni e quelli che arriveranno prossimamente, quindi, se da una parte mi provocano curiosità, dall'altra mi pongono davanti un grande dilemma: vederli e tradire il classico, o lasciare perdere? 
Con Il re leone, uno dei miei preferiti per eccellenza, l'insicurezza c'era, e tanta, ma devo dire che, contrariamente a quanto pensassi, non mi è dispiaciuto.

La storia la conosciamo tutti, e quella rimane sullo schermo, fedele all'originale. Abbiamo nel corso di queste due ore, che scorrono piuttosto velocemente, anche qualche scena inedita che personalmente ho trovato interessante.
Oggettivamente, dal punto di vista visivo, secondo me questo film è una bomba. L'animazione è davvero ben fatta, i paesaggi e le atmosfere assolutamente realistiche, non perdendo però quel pizzico di magia che non guasta mai, ed è la cura dei dettagli più minuziosi ad avermi catturata completamente. 
Le cose banali, che passano inosservate, ma che ad occhio attento fanno di questi lavori qualcosa di davvero curato. La sabbia del deserto che vola al passare di Simba, le crepe nel terreno, il vento che trasporta un ciuffo di criniera in un viaggio quasi epico (quella scena mi è piaciuta particolarmente), le rughe di Rafiki, le ombre, i chiaro scuri, insomma tutti questi particolari assolutamente ben realizzati.
C'è probabilmente meno magia del cartone a cui siamo abituati, scene meno gloriose o abbacinanti (per esempio al passaggio di Scar quando canta Sarò re) ma un po' più di sarcasmo che se a primo achito mi hanno lasciata un attimo spiazzata, nel complesso ho apprezzato.
Sul doppiaggio, nei dialoghi, alcune voci mi hanno convinto più di altre, ma tutto sommato è stato fatto bene, non posso non menzionare Marco Mengoni (adoro), nella voce adulta di Simba, che con Elisa in quella di Nala, cantano un paio di canzoni top (se ne avessero cantata anche qualcuna in più non mi sarei lamentata eh) e Massimo Popolizio che dà voce a Scar, è  il  riconoscibilissimo doppiatore di Voldemort. 

I dialoghi sono piuttosto fedeli all'originale, anche se come ho anticipato, troviamo una vena di sarcasmo forse più marcata, e di conseguenza qualche parte inedita (ai più attenti, non sfuggirà il riferimento a La Bella e la bestia). Stessa cosa per la colonna sonora, la stessa di sempre, giustamente e per forza, perchè agli spettatori viene naturale iniziare a canticchiare  "ma io sarò un grande re, nemici attenti a voi..."
La difficoltà nel rifacimento di simili capolavori amati da tutti, sono ben note, ma in questo caso dobbiamo anche ricordare che questa storia è totalmente assente di persone in carne ed ossa (al contrario per esempio de Il Libro della giungla) per cui nascondere l'artificiosità della vicenda era senz'altro un ulteriore scoglio da superare.

Come ho detto, a me non è dispiaciuto, certo non è perfetto, certo non sarà mai all'altezza del piccolo Simba animato (anche se il leoncino qui è proprio tenerissimo), nè farà commuovere allo stesso modo, sta di fatto che in soli pochi giorni d'uscita, il film è già campione d'incassi, e se questo serve a far ri-scoprire l'originale a chi non l'ha mai visto - o non lo vede da un po'- ben venga!

Valutazione:
♥♥♥♥

Voi l'avete già visto? Che ne pensate?

Dal grande schermo

Recensioni: Dumplin | Il coraggio della verità | Aladdin

5.6.19

Titolo: Dumplin
Paese: Usa
Anno: 2018
Regia: Anne Fletcher
Cast:Jennifer Aniston, Danielle Macdonald, Dove Cameron, Bex Taylor-Klaus

Recensione:
Libro letto lo scorso anno, Voglio una vita a forma di me, e approdato sugli schermi di Netflix ad inizio mese scorso. 
Ho trovato la trasposizione del film, piuttosto fedele a quella su carta, con un'attrice protagonista a me sconosciuta (Danielle Macdonald), ma ottima nei panni di Willowdean.                     .
L'autrice del libro, Adam Julie, fa un breve cameo verso la fine del film, mentre nei panni della madre della protagonista, abbiamo la sempre bellissima Jennifer Aniston, che questa volta interpreta una ex-reginetta di bellezza, un po' troppo fissata sul fisico della figlia.
Il film, racconta infatti la storia di Willowdean una ragazzina con problemi di peso, che decide, un po' per scherzo, un po' per provocazione nei confronti della madre, ma anche per riscattare il vecchio sogno dell'amata zia, di partecipare al concorso di bellezza della sua citàa, di cui sua madre, appunto, è una ferma sostenitrice.
La perdita dell'amata zia, per Willowdean, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso nella sua vita, e nel rapporto già delicatissimo, con la madre. Solo la migliore amica, Ellen, pare capire Willowdean alla perfezione, ma anche tra loro le cose si incrinano quando le "prove" del concorso sono alle porte.

Una favola moderna, un po' romantica, che con una protagonista divertente ma caparbia, vuole mettere al bando tutti i pregiudizi, su peso, femminilità e luoghi comuni.
Unica pecca, a parer mio, il modo in cui viene rappresentata la nascita della relazione tra Willowdean e Bo, che nel romanzo aveva un ruolo maggiore. Non parlo tanto dello "spazio" a loro dedicato, quanto proprio del significato che nella storia ha, per Willowdean, l'essere notata da un ragazzo, e le conseguenze che ne derivano: pur con tutti i dubbi e le insicurezze, la protagonista decide comunque di rimanere fedele a sè stessa, a costo di perdere Bo, non ci pensa minimamente a cambiare, e questo è importante sottolinearlo.

Un film carino, insomma, con una buona attrice protagonista, ma in cui forse poteva essere messo ancora più in risalto il conflitto tra una madre e figlia, che sembrano non parlare la stessa lingua.
Valutazione:
♥♥♥/ e mezzo


Titolo: Il coraggio della verità
Paese: USA
Anno: 2018
Regia: George Tillman jr.
Cast: Amandla Stenberg, K.J. Apa, Regina Hall, Russell Hornsby, Sabrina Carpenter
Titolo originale: The Hate u give

Recensione:
The Hate u Give, è un altro libro che ho letto l'anno scorso, nato dalla penna di Angie Thomas, e uscito nei cinema ad inizio anno.
Non so per quale motivo questa pellicola sia stata snobbata così tanto (se non erro, era uscito solo nei cinema del circuito Uci), perchè a parere mio merita di essere vista.
Protagonista della storia, è Starr, un adolescente di Garden Heights, un quartiere malfamato in cui la criminalità regna sovrana, dove imparare a sopravvivere è una delle prime lezioni impartite fin dalla tenera età. Se da una parte Starr, sa come sopravvivere nella sua "casa", dall'altra, vive una vita ben diversa e distinta nella scuola privata in cui studia e in cui è riuscita a mescolarsi con i suoi compagni bianchi, pur dovendo reprimere costantemente la sua vera personalità.
Le sue due vite, crollano entrambe, quando Starr assiste all'omicidio di un suo amico per mano di un poliziotto e dovrà decidere da che parte stare.

Ho trovato davvero buona l'interpretazione di Amandla Stenberg  che ultimamente è peggio del prezzemolo, ma che in questo ruolo meno frivolo e più drammatico, mi ha convinto pienamente. Nel cast, abbiamo anche K.J. Apa, l'Archie di Riverdale, che per una volta dimostra di saper recitare anche con indosso una maglietta, e che interpreta il ragazzo bianco di Starr, mentre nel ruolo di Khalil abbiamo Algee Smith.
Una pellicola, che come ho detto sopra, è passata completamente in sordina, ma che secondo me andrebbe vista.
Denuncia la criminalità, il razzismo, la disuguaglianza, pur essendo rivolto principalmente agli adolescenti, e usando quindi un linguaggio chiaro e semplice, riesce perfettamente a mettere in mostra la doppia realtà che la protagonista vive. La paura costante che a Garden Heights coinvolg tutti, grandi e piccini, non solo quando compaiono i poliziotti, ma anche tra gli stessi vicini, perchè immischiarsi negli affari del ghetto, non è mai una buona idea.
Starr, pare l'unica in grado di cambiare le cose, o meglio, la scintilla che può innescare una piccola rivoluzione, ma portare un peso del genere sulle sue giovani spalle, non è semplice.

Tema attualissimo e molto importante, quello riproposto in questo film, quindi, che ho apprezzato forse anche più del romanzo.

Valutazione:
♥♥♥♥ 

Titolo: Aladdin
Paese: Usa
Anno: 2019
Regia: Guy Ritchie
Cast: Will Smith, Naomi Scott, Mena Massoud, Marwan Kenzari

Recensione:
Dopo La Bella e la Bestia, dopo Dumbo, dopo Cenerentola, ecco arrivare sul grande schermo anche Aladdin, uno dei film Disney senza dubbio più particolareggiato, forse per le sue atmosfere così diverse e diversamente fiabesche, rispetto a tanti altri Disney conosciuti.
Ammetto che toccare dei capolavori del genere, secondo me è sempre un grande rischio, può andare benissimo o può andare malissimo, non ci sono mezze misure.

La storia, penso che la conosciate tutti, nel caso così non fosse, il protagonista Aladdin è un ladruncolo che tra un'acrobazia e l'altra, si innamora perdutamente della bellissima Jasmine, figlia del Sultano, e quindi assolutamente fuori dalla portata del ragazzo. Questo, almeno fino a che Aladdin trova una lampada magica, che grazie al Genio al suo interno, gli permetterà di esaudire tre desideri. Va da sè che, vista la potenza della lampada, c'è un cattivo, Jafar, sulle sue tracce.
Will Smith, nei panni del genio, è senza dubbio una scelta calzante, un po' meno forse Mena Massoud in quelli del protagonista, che non mi ha convinto completamente (ma trovare un attore adatto a rappresentare al meglio il furbo e scaltro Aladdin del cartone, era pressochè impossibile.)
Punta di diamante della storia tanto amata, è senza dubbio la colonna sonora, canzoni come Il mondo è mio e C'è un amico in me, che tutti abbiamo cantato e ricantato, qui risultano un po' un meh, ma ci poteva anche andare peggio. 

C'è stato un lavoro dietro alla costruzione dei personaggi, che perdono qualche caratteristica, ma ne guadagnano altre, se Aladdin per esempio è meno focoso dell'originale, risulta invece più impacciato, ma in modo alquanto realistico, mentre la bellissima Jasmine mantiene intatta la sua indipendenza che ce l'aveva fatta tanto amare e il Genio invece risulta di una simpatia coraggiosa, ma in modo tutto suo, senza ricalcare le orme del suo predecessore (a dare la voce al Genio del cartone, è il compianto Robin Williams)
Ottimi gli effetti speciali, che tentano di risollevare una storia ben costruita, ma che non è riuscita a convincermi del tutto, pur essendo una pellicola piacevole e divertente: promossa con la sufficienza, diciamo così!

Valutazione:
♥♥♥

Follow Us @soratemplates