Editrice Nord

Le lettere smarrite di William Woolf

28.5.19

Titolo: Le lettere smarrite di William Woolf
Autore: Helen Cullen
Editore: Nord
Anno: 2018
Pagine: 384
Prezzo: 18,00

Trama:
C'è un ufficio, a Londra, in cui viene raccolta la posta impossibile da recapitare: buste da cui la pioggia ha cancellato l'indirizzo, o i cui destinatari non sono più rintracciabili; letterine a Babbo Natale o alla fatina dei denti. Se sono state regolarmente affrancate, hanno diritto a un'ultima occasione. Ogni giorno, i detective postali aprono le lettere smarrite, per scovare indizi che li possano aiutare a consegnarle. William Woolf svolge questo lavoro con passione da oltre dieci anni, sebbene sua moglie preferirebbe che si cercasse un impiego «vero». Anzi, negli ultimi tempi, William ha l'impressione che Clare preferirebbe avere accanto un uomo diverso, uno più intraprendente e ambizioso. Dal canto suo, William non può fare a meno di notare quanto Clare sia cambiata, dai tempi in cui si erano conosciuti all’università, uniti dalla comune passione per i libri. Non è più la ragazza timida e sensibile di cui si era innamorato. Ai suoi occhi, è diventata una fredda donna in carriera, sempre impegnata, distante. Ed è forse colpa della frattura che si è creata tra loro se William si lascia attrarre da una busta blu notte, pescata per caso dal sacco grigio della posta, su cui spiccano quattro parole: Al mio grande amore. All'interno c’è una lettera di una donna che si firma Winter, una donna in attesa di essere trovata dalla sua anima gemella. Le parole di Winter arrivano dritte al cuore di William, lo commuovono. Col passare dei giorni, si rende conto di aspettare con impazienza l’arrivo di altre buste blu notte. E viene accontentato. Possibile che fosse destinato a riceverle? Possibile che sia proprio lui il grande amore di Winter? Per scoprirlo, William deve raccogliere gli indizi disseminati nelle lettere e trovare Winter. Deve guardarla negli occhi, per capire se è solo l'illusione di un cuore deluso o la sua occasione di essere davvero felice. E se invece fosse proprio William a essersi smarrito? E se la felicità fosse molto più vicina di quanto lui non crede?

Recensione:
Ci sono certi libri con cui è così, amore a prima vista, perchè hanno una copertina o un titolo che agganciano immediatamente la nostra curiosità. Con Le lettere smarrite di William Woolf, è stata la copertina ad attrarmi non appena vi ho posato gli occhi sopra, cover realizzata tra l'altro dal bravissimo Gatsby_Books (se non lo seguite, correte subito a farlo!)
La storia raccontata in queste pagine è senza dubbio interessante quanto la trama: William, il nostro protagonista lavora all'Ufficio delle Lettere Morte e si occupa appunto di smistare, recapitare o addirittura consegnare a mano le lettere che per una ragione o per un'altra non riescono a raggiungere il proprio destinatario. Va da sè, che di storie bizzarre, William ne ha lette parecchie, tra posta scritta per Dio o Babbo Natale, il ragazzo riesce anche a collezionare le missive più interessanti da raccogliere in un libro, dopo che il suo primo romanzo è naufragato, finendo in un cassetto a metà.
Tra la necessità, e la voglia di ricostruire il proprio rapporto con la moglie Clare di cui è tanto innamorato, ma con cui ultimamente le cose risultano fragilissime, William inizia anche a ricevere delle lettere da una certa Winter, una donna alla ricerca del suo Grande Amore, che sembra parlare proprio al cuore dell'uomo, che decide quindi di mettersi sulle tracce di questa donna misteriosa.

La storia raccontata da Helen Cullen è intrigante quanto basta, l'idea è originalissima, la creazione di questa divisione dell'Ufficio delle Lettere Morte Ã¨ un'idea che mi è piaciuta tantissimo. Devo ammettere, però, che il romanzo in sè non mi è piaciuto quanto mi aspettassi. 
L'autrice si concentra molto sulle missive di Winter e sul rapporto tra Claire e William, e questo sarebbe stato più che giusto, se non fosse poi, un po' rovinato dal finale che, lo ammetto, non mi è piaciuto. Al contrario, l'avrei apprezzato maggiormente se avesse deciso, a questo punto, di basare il romanzo su qualche altra testimonianza in più del lavoro svolto da William, qualche altra "missione" compiuta a termine avrebbe reso la narrazione senza dubbio più interessante.
La scelta di concentrarsi così tanto sulle lettere di Winter, senza dubbio ben scritte e romanticamente ideate, mi ha un po' delusa, visto com'è finito poi il romanzo.
Lo stile dell'autrice, però, nella sua semplicità risulta fluido e ben scritto, sebbene lento in certi punti, mentre l'ambientazione è ben descritta.
I personaggi di William e Claire risultano caratterizzati adeguatamente, il loro amore, il loro rapporto in crisi e le loro sensazioni sono molto chiari, ma ammetto che certe loro scelte risultano quanto meno incomprensibili, e questo non mi ha esattamente portato a tifare per il loro ricongiungimento, ecco.

Quindi, nel complesso, la storia è scritta bene, l'idea di base era ottima a mio parere, ma poteva essere sfruttata molto meglio. Come dire, le potenzialità per un ottimo romanzo c'erano eccome, ma non ho trovato il libro emozionante o coinvolgente quanto mi aspettavo, peccato!

Valutazione:
♥♥♥

Dal grande schermo

Recensioni: The Boy Erased | The Perfect Date

22.5.19

Titolo: Boy Erased
Regia: Joel Edgerton
Paese: USA
Anno: 2018
Cast: Lucas Hedges, Russel Crowe, Nicole Kidman, Joel Edgerton

Recensione:
Un film destabilizzante quelli che vede come protagonista Lucas Hedges nei panni di Jared.
Tratti da uno storia vera, Jared è un'adolescente come tanti, ma che si ritrova "colpevole" quando si rende conto di essere omosessuale. Dopo la scoperta dei genitori, viene spedito in una clinica riabilitativa che ha il compito di correggere i comportamenti sbagliati dei giovani, che siano essi accusati di dipendenza da droga, alcolismo, violenza o appunto omosessualità-
Se da una parte abbiamo l'amorevole madre interpretata da Nicole Kidman, che accompagna il figlio passo dopo passo in questo percorso e cerca per quanto possibile di sostenerlo, dall'altra Russel Crowe è il padre, un pastore battista che fermo nelle sue convinzioni di fede, non vuole sentire ragioni.
Questo rifugio cristiano, al centro di quasi tutto il film, si occupa di "terapia di conversione" per Jared e tutti quelli come lui, costretti a reprimere i propri istinti, sottostare a ferree regole, a mostrare mascolinità o confessare i propri peccati, senza avere  alcun contatto  fisico con i compagni. Quanto questo percorso duri, non è ben chiaro, tutto viene deciso dal "terapeuta" della struttura, Victor. Ho trovato strabiliante l'interpretazione di Lucas Hedges che avevo già apprezzato in Manchester by the Sea.
Ragazzo dolce e compassionevole,riesce a mettere perfettamente in luce le difficoltà del suo personaggio, tra mente e cuore, tra il reprimere l'impossibile e il desiderio di cambiare per i genitori. Jared non perde però la delicatezza e la bontà nell'aiutare il prossimo, per quanto possibile all'interno della struttura, che minaccia di schiacciarlo ogni nuovo giorno.
Cast stellare per un film che è purtroppo passato inosservato, immeritativamente, e che rispecchia una realtà oscura e poco conosciuta ma che, come ci suggeriscono i titoli di coda,  riguarda settecentomila americani seriamente coinvolti in queste terapie riabilitative. 
Dai maltrattamenti puramente psicologici, alle violenze fisiche, questo è ciò che queste "cliniche" propongono e che Garrard Conley ha dovuto subire realmente e ha avuto il coraggio di raccontare nel suo libro di memorie Boy Erased: A Memoir, pubblicato negli Stati Uniti nel 2016 e tradotto in italiano nel 2018 con il titolo Boy Erased - Vite cancellate da Edizioni Black Coffee. 
Ciò che forse più colpisce nella storia di Jared è l'essere colpevolizzato dai genitori, in primis, in quanto credenti, per cui lo scontro tra religione e omosessualità, è al centro del film. Colpevolizzato dal padre per il suo  essere "sbagliato" tanto da essere minacciato di venire escluso dalla famiglia o dal  sogno tanto desiderato di frequentare il college.

In conclusione, un film toccante, che colpisce e lascia il segno, dai toni grigi e che trasmette poca speranza per quasi tutta la durata della pellicola, ma che grazie all'interpretazione superba di Lucas Hedges (tenetelo d'occhio gente, io ve lo dico!) riesce a far luce su una storia tanto tenebrosa.

Valutazione:
♥♥♥♥/ e mezzo

Titolo: The Perfect Date
Regia: Chris Nelson
Paese: USA
Anno:  2019
Cast: Noah Centineo, Camila Mendes, Laura Marano, Matt Walsh

Recensione:
Film totalmente opposto è The Perfect Date, interpretato da Noah Centineo ormai sulla cresta dell'onda ultimamente, e che qui per la seconda volta interpreta un "ragazzo finto".
Nel cast, oltre a lui, troviamo la conosciuta  Camila Mendes, nota per essere la di Riverdale e Laura Marano che ricordo ai tempi di Aaustin e Ally, serie di qualche anno fa di Disney Channel. 
Trama semplicissima, Centineo è Brooks Rattigan, all'ultimo anno di liceo che, alla ricerca di soldi per il college, si trova sorprendentemente bravo negli appuntamenti - o almeno così crede - tanto da far sfruttare questa sua qualità in un app. Grazie ad un suo amico, infatti, Brooks idea questa app, una sorta di "amico in affitto/a pagamento"
Brooks viene "affittato" da ragazze e a seconda delle loro esigenze le accompagna a mostre d'arte, balli scolastici o semplicemente con l'obiettivo di fare buona/ cattiva impressione sui genitori della ragazza in questione. Va da sé che in uno di questi appuntamenti trova forse quella giusta, ma un po' troppo ambiziosa per lui, troppo ricca, troppo bella per uno che guadagna in un fast food e come gigolò...

Film totalmente insipido, niente di che, non l'ho trovato particolarmente carino, divertente o minimamente romantico, vi dirò. Non che mi aspettassi questo grande capolavoro, ma rispetto le altre pellicole proposte da Netflix fino ad ora, è quella che meno mi ha entusiasmato.
Scontatissimo,dall'inizio alla fine, tutto un po' già visto, e per un cast così conosciuto e amato dai giovani, mi aspettavo almeno delle interpretazione un po' più brillanti, peccato!

Valutazione:
♥♥/ e mezzo

Recensioni

Quella vita che manca

12.5.19

Titolo: Quella vita che manca
Autore: Valentina D'Urbano
Editore: Tea
Anno: 2016
Pagine: 332
Prezzo: 12,00

Trama:
Gennaio 1991. Valentino osserva le piccole nuvole di fiato che muoiono contro i finestrini appannati della vecchia Tipo. L'auto che ha ereditato dal padre, morto anni prima, non è l'unica cosa che gli rimane di lui: c'è anche quell'idea che una vita diversa sia possibile. Ma forse Valentino è troppo uguale al posto in cui vive, la Fortezza, un quartiere occupato in cui perfino la casa ti può essere tolta se ti distrai un attimo. Perciò, non resta che una cosa a cui aggrapparsi: la famiglia. Valentino è il minore dei quattro fratelli Smeraldo, figli di padri diversi. C'è Anna, che a soli trent'anni non ha ormai più niente da chiedere alla vita. C'è Vadim, con la mente di un dodicenne nel bellissimo corpo di un ventenne. E poi c'è Alan, il maggiore, l'uomo di casa, posseduto da una rabbia tanto feroce quanto lo è l'amore verso la sua famiglia, che deve rimanere unita a ogni costo. Ma il costo potrebbe essere troppo alto per Valentino, perché adesso c'è anche lei, Delia. È più grande di lui, è bellissima - ma te ne accorgi solo al secondo o al terzo sguardo - e, soprattutto, non è della Fortezza. Ed è proprio questo il problema. Perché Valentino nasconde un segreto che non osa confessarle e soprattutto sente che scegliere lei significherebbe tradire la famiglia. Tradire Alan. E Alan non perdona. Questo è un romanzo sull'amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere. Ma è anche un romanzo sull'unico altro amore che possa competere quello che irrompe come il buio in una stanza.

Recensione:
In "Quella vita che manca" ci ritroviamo nuovamente alla Fortezza, l'ambientazione rurale e malfamata che abbiamo conosciuto in "Il rumore dei tuoi passi". Protagonisti di questa nuova avventura della D'Urbano, sono i quattro fratelli Smeraldo, Anna, Alan, Vadim e Valentino, che vivono con Mamma e arrancano per arrivare alla fine della giornata, tra criminalità e spese al mercato. E' l'anno 1991, i quattro fratelli hanno padri diversi, tutti in un modo o nell'altro spariti, ma la stessa necessità di combattere per vivere, giorno dopo giorno. La Fortezza, come sappiamo se abbiamo letto il precedente romanzo dell'autrice, non offre grandi possibilità di lavoro, e chi proviene "da fuori" vede gli abitanti della Fortezza come criminali e malfamati, cosa che per lo più si conferma essere vera.

Nonostante le difficoltà, o forse proprio per quelle, pur essendo spesso in conflitto, tra litigi e rudezze, i quattro Smeraldo hanno un rapporto fraterno molto stretto. Sguardi truci e sfuriate sono di casa per loro, ma allo stesso modo il bisogno di proteggersi a vicenda e di difendersi qualunque cosa accada, è ben descritto nelle pagine di questo romanzo.
Quattro personalità ben differenti, caratteri forti, poche aspirazioni, aggressività e fragilità nascoste, tra le mura fredde e spoglie di casa Smeraldo, i quattro giovani soffrono, ma può anche essere che ad un certo punto si innamorano, quando uno di loro si scontra per caso con la secca Dalia.

Ancora una volta, l'autrice porta sulle sue pagine, argomenti forti, che non lasciano troppo spazio alla dolcezza o all'ingenuità, nella sua narrazione. Stessa pensa incisiva, graffiante, personaggi ancora una volta ben delineati, di cui la D'Urbano non smussa gli angoli, così come la sua storia in generale: rude e dura come la pietra.

Tu per me sei pure istinto, sopravvivenza. Tu sei il pezzo di vita che mi manca.

Ammetto però che pur avendo apprezzato ancora una volta lo stile dell'autrice, non mi sono ritrovata coinvolta da questo libro, come dagli altri due suoi che ho letto. Non sono riuscita ad entrare in empatia con nessuno dei suoi personaggi, pur essendo tutti caratterizzati benissimo, nè la storia in sè è riuscita ad emozionarmi o catturarmi come era successo con "Il rumore dei tuoi passi" o "Non aspettare la notte". 
Ciò può forse essere dipeso dal fatto di aver letto questo romanzo in giornate in cui faticavo a mantenere la concentrazione, per cui la lettura è durata il triplo di quanto sarebbe successo normalmente, non so...
Ad ogni modo credo che non passerà molto alla lettura di un altro libro della D'Urbano, perchè la penna di questa autrice, è la vera punta di diamante delle sue storie.

Valutazione:
♥♥♥

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