Intenso come un ricordo

28.8.17

Dopo "Io sono buio" di cui vi ho parlato qualche giorno fa, un altro libro assurdamente bello è "Intenso come un ricordo" di cui vi parlo oggi. Insomma, sono stata molto fortunata con le mie letture estive, quasi tutte super positive :)

Titolo: Intenso come un ricordo
Autore: Jodi Picoult
Editore: Corbaccio
Anno:  2014
Pagine: 470
Prezzo:16,40

Trama:
Sage Singer è una ragazza solitaria. Evita ogni contatto con il mondo, nasconde il proprio volto sfregiato in seguito a un incidente, si rifugia in una relazione clandestina perché le consente di non impegnarsi fino in fondo. Finché non stringe amicizia con un vecchio signore, Josef Weber. Insegnante in pensione, di origine tedesca, Weber è un filantropo benvoluto da tutti nella piccola comunità in cui vive. Ma un giorno, contando sul rapporto di stima e affetto che li lega, Weber chiede a Sage un favore molto particolare che sconvolgerà la ragazza. Scioccata, confusa, Sage non acconsente ma non può rifiutarsi di ascoltare la confessione dell'anziano amico. Weber è stato nelle SS ed era fra le guardie di Auschwitz. E la nonna di Sage è una sopravvissuta ai campi di sterminio... Come si può reagire quando si capisce che la persona che si ha di fronte incarna il male assoluto? È possibile cancellare un passato criminoso con un comportamento irreprensibile? Si ha il diritto di offrire perdono anche se non si è la vittima diretta di un'ingiustizia? E... qualora Sage accogliesse la richiesta di Weber, si tratterebbe di vendetta... o di giustizia?

Recensione:
Non amo moltissimo i libri che trattano il tema del Nazismo, devo essere sincera perché ovviamente non è mai un argomento facile da leggere. I pochi che ho letto, però, e saranno stati al massimo 3-4, mi hanno però colpita moltissimo per la loro intensità, così ho deciso di dare un’opportunità a questo libro, che puntavo, e allo stesso modo evitavo, da un po’.
Non dimenticare, è fondamentale, non solo il 27 gennaio, ma sempre. Ricordare non è semplice, fa male, spaventa pensare agli atti che noi uomini siamo stati capaci di compiere, nei confronti di altri esseri umani,,ma è necessario, per riflettere e non commettere mai, mai più gli errori di un passato davvero infernale.

Quello della Picoult, di cui avevo letto in precedenza un solo altro romanzo ("Incantesimo tra le righe", che non mi aveva colpita più di tanto), è un libro prepotentemente intenso, travolgente, intriso di particolari crudi sbattuti in pagina, non facili da digerire, ma necessari per capire fino in fondo. O almeno provarci.
È una storia cruda, e crudele, eppure bellissima, con un messaggio di speranza e perdono, due sentimenti meravigliosi, se siamo capace di “usarli”. Mi sono ritrovata a divorare questo romanzo in un paio di pomeriggi, troppo avida di scoprire il passato e il futuro dei personaggi che popolano questa storia, sia buoni che cattivi. Si, perché anche i cattivi hanno molto da dire, e l’autrice è così brava a raccontare la sua storia, che riesce ad appassionare anche quando a parlare è una persona all’apparenza senza cuore, senza scrupoli, disumana.

Narrato magistralmente, e da più voci, questo libro racconta tante storie: quella di Sage, la protagonista, da cui la vicenda parte, una ragazza fragilissima, appassionata dell’arte del pane, e da come l’autrice spiega il processo dell’impasto, della lievitazione, la cura e l’amore che i personaggi ci mettono nel creare un cibo tanto semplice, quanto fondamentale come il pane, durante la lettura mi sembrava quasi di riuscire a sentire il deliziosi profumino di una pagnotta bella calda e croccante, appena sfornata. O di un sofficissimo e dolce panbrioche preparato con amore.
Il libro racconta anche la storia della nonna di Sage, che è poi la parte più dura da mandare giù, perché la sua è una storia tormentata, difficilissima, un orrore vissuto sulla propria pelle, che non smette mai di creare incubi e paure, ma allo stesso modo è stata forse la storia che mi ha emozionata di più, proprio perché non si può fare a meno di adorare quella donna-ragazzina così forte e coraggiosa e desiderosa di vivere, da essere sopravvissuta all’Olocausto.
Racconta la storia del cattivo, Josef, quello che è stato l’incubo di molti, e che è in cerca di redenzione, perché gli incubi tormentano anche lui.
La storia di Leo, un personaggio più marginale, ma che mi ha ugualmente colpito molto, perché in poco tempo riesce ad aiutare una Sage tormentata, distrutta e provata da dolore e sensi di colpa.

E infine una storia di fantasia, ma carica di radici solide, che unisce finzione e leggende, alla pura realtà, e che dimostra come le parole, in certi casi, possano essere la salvezza.
Lo stile dell’autrice, è ipnotico, scorrevolissimo, per certi versi anche poetico. Le descrizioni, sono ben fatte, ricche di particolari.
Ho trovato ottima anche l’ambientazione, raccontata nei minimi dettagli, la storia si svolge perlopiù nei campi di concentramento, e la Picoult, li descrive in modo studiato e fedele a quella che immagino sia stata la realtà.
I personaggi principali, sono tutti di un certo spessore, sia i buoni che i cattivi, sia le vittime, che i carcerieri, sono caratterizzati benissimo, ricchi di sfumature. L’autrice scava all’interno delle loro anime, raccontandoci le paure più profonde, i desideri nascosti, i loro incubi, gli atti malvagi e le prove di coraggio.

Ho trovato questo romanzo davvero intenso, coinvolgente, una prova vivida e realistica di quello che è stato uno dei periodi più bui della storia dell’umanità, quando l’umanità sembrava non esistere  più, tanto era atroce la vita.
Verso il finale della storia, ero rimasta un po’ spiazzata da un avvenimento, che non posso rivelare, ma che mi aveva fatto rimanere abbastanza male, perché mi dava l’idea che in quel modo la storia rimanesse inconclusa, ma la sorpresa, il colpo di scena dell’autrice, sconvolgente e inaspettato, che viene rivelato solo nelle ultimissime pagine, ha chiuso molto bene il romanzo.

Valutazione:
5

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