A un metro da te (recensione film)

25.3.19

Titolo: A un metro da te
Regia: Justin Baldoni
Paese: Usa
Uscita: 2019
Cast: Cole Sprouse, Haley Lu Richardson, Claire Forlani, Parminder Nagra, Moises Arias


Recensione:
Vi ricordate Colpa delle stelle, di John Green?
All'epoca io avevo letto il libro e avevo poi visto anche il film, e devo dire di essere rimasta piacevolmente colpita da entrambi, anche perchè i due attori protagonisti (Shailene Woodley e Ansel Elgort) erano stati credibili nei loro ruoli.
Bene, per l'uscita di questa pellicola, "A un metro da te", non ho avuto modo di leggere il romanzo, ma ho deciso di andare direttamente al cinema a godermi questo film, che dal trailer mi ispirava molto, e come "Colpa delle stelle", minacciava di essere altrettanto dolce-amaro, di quella tristezza romantica e quasi piacevole.
Eppure...
Eppure non è stato così.
La storia, che sulla carta è firmata da Rachael Lippincott, racconta le vicende di  Stella un'adolescente affetta da fibrosi cistica, che attraverso video su Youtube, documenta la decorrenza della sua malattia, tra cure da seguire e giornate tutte uguali chiusa in ospedale. Almeno fino a che conosce Will  o meglio, si "prende a cuore" per così dire, la sua situazione, o la sua mancanza di voglia nell'affrontare la propria cura, e decide quindi di imporgli la propria presenza di fare assieme a lui la terapia.
Peccato però che la situazione di Will sia alquanto precaria e quindi ai due ragazzi non è permesso alcun tipo di contatto, e la distanza minima da tenere per loro, siano i due metri. Va da sè, che tra i due sfortunati scatta qualcosa.
C'è anche da dire che l'unico altro paziente nel loro reparto sembra essere Rico di Hanna Montana, quindi la scelta non è molta.

Se le premesse per una storia romantica, ma drammatica quanto basta, dalla trama potevano esserci, ammetto che invece non ho apprezzato molto come abbiano affrontato la storia nel corso del film.
Partiamo da Stella la protagonista: costei decide di "entrare in contatto", per quanto i due metri di distanza consentiti lo permettano con Will solo perchè ha manie di controllo, e quindi non può fare a meno di essere ossessionata da tutto ciò che è in disordine/fuori dall'ordinario/non le sta bene. Ma che motivazione è? O meglio, che modo è per far scattare la scintilla tra due che fino a poco prima si ignoravano?
E lui, Will, a cui inizialmente non interessa seguire con attenzione la propria terapia, perchè ha compreso che le sue probabilità di guarigione sono poche, accetta così, come se niente fosse, di fare tutto quello che gli dice una perfetta sconosciuta?! BOH!

La protagonista, a me non è risultata simpatica, non ho provato grande empatia per lei, e se invece ho tollerato un po' meglio Will (sarà che in Riverdale il suo personaggio rimane ormai l'unico degno di nota e quindi sono clemente), nel complesso ho percepito  in generale le scene tra i due troppo forzate, a volte addirittura sciocche. Troppi clichè, frasi sdolcinate tra due che, in fin dei conti si conoscono poco o nulla. Okay l'aver affrontato la terapia insieme, okay che non possono toccarsi o stare vicini (anche se i due metri iniziali diventano poi uno e poi zero perchè sì, che importa, no?), ma non capisco la scelta di voler esagerare a tutti i costi (in molti film, non solo in questo) nelle storie d'amore, quando i due hanno in fin dei conti trascorso insieme ben pochi momenti.
Troppe cose banali, troppe scelte (di entrambi, ma di lei soprattutto) che non mi sono piaciute... e poi, lei che vuole andare a vedere le luci? Ma che luci, quelle dei negozi e dei palazzi? Non sei Rapunzel Un espediente migliore per creare qualcosa di vagamente romantico non lo potevano trovare?

Nel ruolo di Stella, abbiamo la semi sconosciuta da Haley Lu Richardson, mentre nella parte di Will abbiamo Cole Sprouse (il Jughead di Riverdale e l'indimenticabile Cody di Zac e Cody al Grand Hotel).

Non lo so, il film non mi ha convinta, sarà che avevo aspettative alte, sarà che aspettavo di commuovermi e invece mi sono ritrovata a ridere e non perchè facesse effettivamente ridere, ma per cose che ho trovato ridicole. E sì, anche per i commenti del tipo di fianco a me che ha avuto la forza di sopportare due ore di questa storia solo grazie alla mia meravigliosa presenza (sto parlando del mio ragazzo, giuro di non aver importunato nessuno sconosciuto!).

Pregio del film, è senza dubbio quello di far conoscere, o apprendere un pochino meglio cosa sia la fibrosi cistica, e lo fa utilizzando -passatemi il termine-  ragazzi normalissimi, dei giorni nostri, e questo nel film è ben chiaro. Will e  passano le loro giornate rinchiusi in ospedale, tra videochiamate e vlog su Youtube per far scorrere le lunghe ed interminabili ore tra quattro mura, come chiunque altro adolescente farebbe, però diciamo che ciò non è bastato a farmi piacere questa storia. 

Insomma, se la prima metà del film rimane quanto meno guardabile, la seconda scade decisamente nella banalità, rendendo così anche la prima parte un po' annaquata, poco credibile e complessivamente un pallido tentativo di emulare il filone di Colpa delle stelle, fallito su tutti i fronti.
Valutazione:
♥♥/ e mezzo

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2 commenti

  1. Io non ho ancora letto il libro o guardato il film proprio perché mi sembrava troppo simile a Colpa delle stelle, e sebbene quest'ultimo mi sia piaciuto non mi sembrava il caso di vedere una storia uguale 😅
    Dopo aver letto la tua recensione sono ancora più convinta nella mia decisione!

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  2. Ciao non ho visto il film e nemmeno letto il libro. Però mi incuriosisce molto. Buon fine settimana.

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